#Coronavirus #Fase2 #Bologna: Con i cittadini senza più soldi, scatta l’allarme per le migliaia di esercizi che non riapriranno più

Secondo gli ultimi dati in Emilia Romagna si segnalano 39 morti e 241 casi e la nostra Bologna conta 10 decessi e 51 nuovi contagi, è con questi numeri che presto scatterà la cosiddetta Fase 2.  A partire dal 4 maggio, inizierà quindi l’agognata ripresa pur parziale delle nostre vite e la cessazione della rigida clausura da covid-19, con la riapertura di tutte le aziende e i cantieri chiusi durante l’emergenza.

La Fase 2 è stata annunciata dal premier Giuseppe Conte il 26 aprile, in uno dei consueti messaggi a reti unificate di regime, anche se la ripartenza sarà più difficile di quanto egli speri. La prima fase della crisi durata circa due mesi, è stata caratterizzata da decreti, regole e annunci di erogazione di aiuti economici che ad oggi non trovano riscontro tangibile. La cassa integrazione ai lavoratori privati non è stata erogata, i miseri 600 € ai lavoratori autonomi, dopo vergognose accuse a fantomatici hacker da parte del regime, iniziano a malapena a giungere in questi giorni.

All’emergenza fame, della quale ci siamo occupati ampiamente in queste settimane, hanno provveduto Caritas, Fondo san Petronio e Banco Alimentare. Questi soggetti lo hanno fatto grazie ad alcuni coraggiosi volontari, che dopo un mese e mezzo di sospensione dettata dal covid-19, hanno ripreso a soccorrere le famiglie bolognesi, supplendo così alle vergognose carenze delle istituzioni.


Oltre ai problemi descritti, presto dovremo affrontare l’emergenza degli esercizi commerciali di prossimità che, già in difficoltà prima della crisi, oggi sono precipitati in un abisso di miseria e disperazione. Basta tastare il polso del mercato immobiliare cittadino, per capire che in questi due mesi di ristagno molti piccoli commercianti non sono riusciti a pagare gli affitti oltre a tasse e bollette. Se a questa situazione, si aggiunge il cambiamento delle modalità d’acquisto dei consumatori, costretti dalle chiusure a rivolgersi all’e-commerce, si può prevedere quale sarà il nuovo volto commerciale della nostra città.

Di questa incombente Spada di Damocle, ha parlato l’amministratore delegato di Nomisma, Luca Dondi Dall’Orologio, che ha lanciato un grido d’allarme basandosi su una ricerca di mercato: “Circa il 20-30 per cento delle attività commerciali presenti a Bologna sono a rischio, potrebbero non riaprire o essere costrette chiudere a breve, se le istituzioni non interverranno con manovre ad hoc di sostegno per la categoria”.

Dondi ha corroborato la propria tesi valutando che: “Sono 13.379 gli immobili accatastati nella categoria C1, che comprende negozi e botteghe. Alcuni già sfitti”. Leggasi che il lockdown ha messo in ginocchio dalle 2.700 alle 4mila attività. Ha poi concluso dicendo che tra le attività: “Il 20-30% dei commercianti impossibilitati a pagare gli affitti, potrebbe tirare giù la serranda [definitivamente]“.

Tanto pè cantà: “Pe’ fa` la vita meno amara me so’ comprato ‘sta chitara e quanno er sole scenne e more me sento ‘n core cantatore”. cit Nino Manfredi foto huffingtonpost.it

Al termine della disamina, da parte nostra troviamo ridicola la “concessione” di poterci recare in villeggiatura. In assenza di denaro, con i dipendenti privati che sono stati costretti a consumare ferie e permessi retribuiti, quelli in cassa integrazione ai quali non è stato erogato un centesimo, e gli autonomi “ricchi” di 600 € virtuali, chi potrà mai andare in ferie?

Ovviamente i ricchi coi loro soldi, i lavoratori della sanità e della pubblica sicurezza, che in questi mesi ci hanno rimesso persino la vita, ma anche i tanti privilegiatissimi dipendenti pubblici, che in questi mesi hanno percepito lo stipendio come fossero al lavoro, conservando intatte le ferie retribuite: è un’Italia di figli e figliastri!

Luciano Bonazzi

Fonti: NOMISMA oltre ai link esterni inseriti