Covid – Musei bolognesi, chiusura e crollo dei visitatori preoccupano le cooperative


Domenica 6 dicembre 2020, la regione Emilia-Romagna è passata ufficialmente in ‘zona gialla’, di conseguenza, molti ristoratori e baristi hanno tratto un sospiro di sollievo vedendo fioccare le prenotazioni ai tavoli. Ma se gli esercenti hanno potuto riaprire, i portoni dei musei bolognesi saranno ben serrati e, stando al Decreto del presidente del consiglio firmato il 3 dicembre 2020, lo resteranno fino al 15 gennaio 2021.

La chiusura dei nostri musei, oltre a impedire la visita in presenza ai visitatori, danneggia i lavoratori del settore che così si ritrovano disoccupati ad attendere e sperare in un futuro ritorno alla normalità. Il prof. Roberto Grandi, presidente dell’Istituzione Bologna Musei, si è ormai rassegnato all’idea che non si riaprirà prima del 15 gennaio 2021. Il prof. Grandi si duole anche perché, oltre alle visite, le disposizioni anti pandemia impediscono tutte le attività didattiche e di laboratorio.

Preoccupazione per le cooperative

I numeri forniti da Bologna musei, cioè l’istituzione che riunisce quattordici raccolte civiche, sono impietosi. In questo 2020, a causa della pandemia, i visitatori sono calati del 75%. Se gennaio e febbraio avevano dato buoni riscontri, i mesi successivi, oltre a un’estate senza turisti, hanno segnato un calo di ben 110mila presenze rispetto al 2019. In soldoni, il bilancio dei musei segna un meno 40%, sia per quanto riguarda la vendita dei biglietti, di libri e gadget, ma anche degli introiti derivanti da sponsorizzazioni.

Ma il problema maggiore, attuale e futuro, è costituito dai lavoratori dell’indotto, ovvero le cooperative che impiegano il proprio personale nei musei e nell’ambito della didattica museale. Le uniche attività museali che attualmente è possibile svolgere, sono quelle legate alla fidelizzazione dei visitatori abituali e di ‘coltivare’ i futuri ospiti. Queste attività si svolgono tramite il telelavoro, pubblicando e condividendo immagini sui social media, inserendo video in rete e organizzando dirette streaming.

Il dopo pandemia

In attesa del dopo emergenza covid, l’Istituzione Bologna Musei sta già programmando il futuro. In base al calendario 2021, ha preparato le celebrazioni per il centenario del Museo Davia Bargellini e la manifestazione Art City prevista invece per il 2022 presso il Museo d’Arte Moderna (MAMbo). Come sempre non mancano le critiche da parte di chi mette il dito nella piaga riguardo al periodo pre-pandemia, soprattutto per il fatto che oltre la metà degli accessi era a titolo gratuito.

Secondo i detrattori, nel solo 2019, le entrate ottenute dalla bigliettazione ammontavano a circa 1,3 milioni contro un costo di gestione pari di 7,3 milioni euro. Ovviamente queste critiche sarebbero giustificate se ci si riferisse a un’industria o a una falegnameria, ma immotivate se si considerano arte e cultura un patrimonio immateriale universale. Ed è a questo bene comune che tutti i cittadini hanno il diritto di accesso, indipendente dal ceto d’appartenenza.

Luciano Bonazzi