Grecia: Tsipras e l’UE denunciati per aver ridotto il popolo alla fame

Manifestazione contro la Troika e sostegno della Grecia. Foto www.dw.com

Nel paese le famiglie che non possono più permettersi carne, pollo o pesce è salito dal 7% al 14% tra il 2008 e il 2016.

Durante la Grande Depressione statunitense del 1929, molti americani scoprirono cosa fosse la fame. A New York, un bambino su cinque era malnutrito e mentre gli intellettuali si ponevano interrogativi, il popolo dissodava giardini e parchi per coltivare ortaggi. Quanti avevano la fortuna di conoscere le piante spontanee, riuscivano a procurarsi erbe commestibili, e con un po’ di fortuna riuscivano a portare a casa qualche cipolla o carota selvatica per insaporire la zuppa di cicoria di prato.

Sono passati oltre 80 anni, ma grazie all’Unione Europea, anche l’Europa, soprattutto i paesi PIIGS (Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia e Spagna) possono rivivere l’emozione della Grande Depressione in chiave europea. Ma se in quattro di questi paesi la miseria tocca soprattutto alcune aree, in Italia circa 5 milioni di persone, in Grecia il fenomeno colpisce massicciamente gran parte della società.

L’esperimento finanziario globalista attuato a partire dal 2008 e culminato nel 2011, ha coinvolto la Grecia come un laboratorio economico-scientifico del neoliberismo. Il paese è stato il teatro principale delle operazioni, uno dei simboli della tragedia economica guidata dagli oligarchi occidentali, tramite i loro politici di riferimento dominanti nei vari stati.

Il giornale spagnolo El Pais, riferisce il caso emblematico di Helena, ragazzina tredicenne residente nella città di Heraklion, sull’isola di Creta. Questa adolescente svenuta in classe durante le lezioni, interrogata dagli insegnanti ha risposto che mangia a malapena ogni due giorni. La madre, convocata dalla scuola, ha detto di essere disoccupata, sola con quattro figli da crescere e che le mancavano i soldi per dar loro da mangiare regolarmente.

Il tradimento di Syriza e la vendita di una nazione. I lavoratori portuali manifestano contro le privatizzazioni. foto www.aljazeera.com

La fame è la diretta conseguenza del fallimento del sistema, della distruzione del patto sociale imposto dall’Unione Europea e nel caso della Grecia reso possibile dal tradimento di Alexīs Tsipras e del suo partito di pseudo-sinistra Syriza. La notizia dello svenimento di una adolescente in piena età dell’apprendimento ha sconvolto tutto il paese.

Questa settimana, il Transnational Institute e la FIAN International, organizzazioni che si occupano della difesa del diritto a un’alimentazione adeguata, hanno pubblicato un rapporto analitico sull’impatto delle misure di austerità e la malnutrizione della popolazione greca. La diagnosi finale sui tagli massicci accettati da Atene come contropartita di tre salvataggi finanziari, ha accertato “una violazione del diritto al cibo”. Le organizzazioni hanno indicato due colpevoli, la Troika, accusata di esercitare una pressione inaudita sulla Grecia per imporre misure draconiane, e il governo greco per averle imposte con la forza al popolo.

Per sostenere la tesi, è stato prodotto un rapporto di 116 pagine [Clicca Qui], ricco di dati, sulla mancanza di contromisure sociali a fronte dell’aumento dei prezzi degli alimenti. Si rileva inoltre che il governo ha introdotto imposte sempre più elevate e con tassi superiori a quelli della zona euro. Il calo della spesa pubblica per lo stato sociale, ha costretto le famiglie a dover scegliere tra le cure sanitarie o l’acquisto di cibo.

Il rapporto rileva che il prezzo è diventato la scala principale per l’acquisto del cibo, a discapito nel valore nutrizionale degli alimenti. Il consumo di prodotti a basso costo, è strettamente connesso alla drastica riduzione dei salari e delle pensioni, e all’aumento delle imposte sui beni di consumo. I ricercatori hanno dunque concluso che: “L’ampia gamma di misure regressive adottate, combinata con un aumento del costo della vita, è la prova sufficiente che il diritto al cibo in Grecia è stato violato”.

Grecia: Le persone abbienti donano cibo ai concittadini poveri, attraverso la Chiesa ortodossa e la rete di migliaia di sacerdoti. foto emvolos.gr

Le risibili misure sociali messe in atto dal governo greco, con sussidi, assegni alimentari e obbligazioni elettriche, hanno fallito. Il governo asservito all’Unione Europea non ha saputo o voluto costruire una rete di sicurezza sociale. Solo il contributo di fondazioni private, enti di beneficenza e la Chiesa, hanno fatto rete per riempire alle gravi mancanze dello stato, distribuendo cibo attraverso banche alimentari, mense o negozi per persone a basso reddito.

Luciano Bonazzi