#Handimatica2020 Le 1000 facce dello smart working

Come una persona con disabilità visiva “sopravvive” al tempo del Covid-19

 

Durante questo incontro di sabato 28 novembre, il moderatore Michele Landolfo ha parlato dei gruppi di auto aiuto e delle comunità virtuali, presenti in rete per superare vari problemi. Dopo la premessa Landolfo ha introdotto Valter Calò dell’Unione italiana ciechi, che ha raccontato l’impatto della pandemia sul mondo del lavoro. Ciò che è seguito da quel momento in poi, è stato il passaggio dal lavoro in presenza allo smart working; Calò ha definito questo cambiamento “Industria 4.0”. Si è poi parlato degli accordi sindacali o individuali a seconda delle dimensioni dell’azienda, utili a regolamentare il rapporto di lavoro.

Per il datore di lavoro, lo smart working impone la partecipazione all’acquisto degli strumenti di lavoro, oppure, se il dipendente ne è in possesso, di contribuire ai costi di usura degli strumenti di lavoro, del consumo elettrico e di rete o wifi. A Calò è seguita Chiara Tirelli dell’Unione Ciechi, che si occupa di lavoro al centralino e della normativa aggiornata sugli operatori non vedenti e ipovedenti. La Tirelli ha spiegato che i nuovi centralini sono totalmente hardware e non offrono agevolazioni come la tastiera in braille, cosa che in questo caso rende impossibile lo smart working.

Questi nuovi sistemi, durante il lockdown hanno reso impossibile il lavoro agli ipo e non vedenti, quindi molti di questi sono stati esonerati dal lavoro o si sono messi in malattia, sfruttando la legge 104. La conflittualità tra dipendenti e aziende, creatasi da allora, si poteva evitare se il datore di lavoro avesse utilizzato gli appositi fondi messi a disposizione dalle regioni, per coprire i costi degli strumenti di lavoro utilizzati dal dipendente disabile.

Dopo Chiara Tirelli è intervenuto Giuseppe Fornaro del “Gruppo Centralino Plus”, che coordina una rete di circa 300 centralinisti disabili, allo scopo di permettere a questi di operare da casa. Fornaro ha parlato della discriminazione che in qualche caso subiscono i lavoratori disabili e di come il gruppo di auto-aiuto cerca di limitarli. In particolare si verifica la situazione umiliante, di operatori esonerati e lasciati a casa durante il lockdown, come se il loro lavoro non fosse necessario per l’azienda. A seguire, Vito Saladino ha spiegato il suo lavoro di centralinista front office, all’interno di un ospedale durante la pandemia. Il suo posto di lavoro è all’interno del Policlinico Sant’Orsola Malpighi di Bologna. Al contrario di altri colleghi, non ha voluto usufruire dell’esonero retribuito in quanto è consapevole dell’importanza della sua funzione all’interno dell’ospedale.

Alla domanda del moderatore Michele Landolfo su come è cambiato il lavoro di centralinista a partire dalla pandemia, Saladino ha risposto che, oltre alle consuete richieste di smistamento delle chiamate, ha dovuto rassicurare gli utenti. Durante il periodo nel quale i pazienti si trovavano in isolamento, i parenti che non potevano visitarli erano molto spaventati. Provate a immaginare una coppia, nella quale uno dei partner non può vedere l’altro perché in isolamento, mentre i notiziari riferiscono di malati di covid morti soli e mettevi nei panni di un partner o congiunto. Affrontando casi del genere, Saladino ha dovuto trattenersi a lungo al telefono con queste persone disperate, cercando di rassicurarli con grande sensibilità ed empatia.

Nel suo intervento, Paolo Maggia, web master ha descritto il suo lavoro di preparatore e fornitore di computer destinati a lavoratori che lavorano da casa, sia normodotati che disabili. Oltre alla fornitura del PC munito di tutti gli opportuni accessori, egli si occupa anche di assistere i lavoratori in smart working da remoto. Ha descritto le grandi difficoltà che incontra nel preparare un PC per non vedenti o ipovedenti, in quanto i supporti utilizzati entrano spesso in conflitto con alcuni sistemi. Maggia ha concluso il suo intervento, dicendo che garantire l’accesso alla rete e trovare software affidabili e a prezzi accessibili oggi rappresentano le due priorità.

Nel suo intervento Vito Rafaschieri ha raccontato la sua esperienza nell’utilizzo di una postazione di lavoro per ufficio e casa. Dapprima ha stigmatizzato l’impreparazione di molte aziende italiane davanti alla pandemia. Nel caso del datore di lavoro di Rafaschieri, questi ha individuato un software in grado di trasferire il lavoro sui PC dei dipendenti. Lo strumento utilizzato un Virtual Private Network (VPN), una rete di telecomunicazioni privata che garantisce privacy, anonimato e sicurezza. Per adottare questa soluzione, secondo Rafaschieri, le aziende hanno un unico limite da superare: quello mentale.

Il bergamasco Guglielmo Boni, che da dieci anni lavora da remoto con Skype for business e Teams, una piattaforma di Microsoft, era abituato a operare sia da casa che durante gli spostamenti come trasfertista. Per lui, durante la pandemia e il conseguente lockdown, il lavoro non è cambiato, pur essendo residente in una zona tra le più colpite in Italia. Ma se la vita di Boni non è cambiata, per i suoi colleghi sporsi sul territorio nazionale è stato uno tsunami. Così, durante il lockdown si è reinventato come formatore a distanza dei colleghi, guidandoli da remoto perché si adattassero allo smart working: cosa che è stata molto apprezzata in azienda.

Kedrit Shalari, ipovedente di origini albanesi, pur avendo competenze di politica estera, ha scelto di partecipare da straniera a un concorso pubblico. Le sue competenze nelle nuove tecnologie, oltre alla giovane età, le hanno consentito di essere assunta dal Comune di Bologna che voleva “svecchiare” il personale. Da neoassunta, si era subito accorta che negli uffici veniva utilizzato molto cartaceo. I cambiamenti portati da Kedrit, grazie alle sue competenze e l’uso dell’applicazione di teleconferenza Google meet e altri strumenti, hanno permesso di portare a un calo nell’uso della carta e a poter svolgere agevolmente il suo lavoro.

Lo stenotipista Daniele Casarola ha portato la sua esperienza su un lavoro per non vedenti alternativo a quello di centralinista. La stenotipia è l’evoluzione della stenografia, un metodo di scrittura adottato da tribunali, consigli comunali e sottotitolatoti di video. Questo mestiere si può fare da casa, e grazie a un sistema sviluppato da Casarola un non vedente riesce a operare senza l’assistenza di un vedente. Casarola riesce a contare mentalmente le lettere contenute in un discorso, una capacità che si svilluppa dopo due anni di esercizi. Siccome durante il lockdown i tribunali erano chiusi, ha potuto affrontare la carenza di lavoro grazie ai corsi che propone nel suo sito stenolab.it.

Sauro Cesaretti cofondatore di Accessibility days – Abbattere le barriere digitali ha raccontato questa sua avventura iniziata nel 2006. Accessibility Days di cui è testimonial il cantante Andrea Bocelli, crea eventi periodici rivolti a sviluppatori, designer, maker, tecnici digitali, creatori ed editori di contenuti. Rossy KK e Silvia Fattori hanno parlato dei cambiamenti legati al periodo pandemico. In particolare Rossy, centralinista in un ente, ha dovuto affrontare il picco di richieste utilizzando vari supporti digitali, affiancata dall’infermiera Silvia. Grazie al lavoro in sinergia, sono riuscite ad affrontare tutte le richieste, grazie alla loro formazione sulle life skills, l’insieme di abilità sociali, cognitive e personali, che consentono di sviluppare empatia.

Con quest’ultimo articolo, abbiamo cercato di coprire al meglio la XII Edizione del Convegno Handimatica 2020, un evento organizzato dalla Fondazione Asphi, svoltosi totalmente on-line a causa della Pandemia. Nei sei seminari seguiti, abbiamo vissuto con loro, le esperienze dei lavoratori disabili che adattandosi al lavoro agile, hanno affrontato l’emergenza senza farsi travolgere.

Luciano Bonazzi

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