#Handimatica2020 Quale scuola digitale inclusiva dopo il lockdown?

 

Dalle prassi che hanno funzionato ai modelli possibili: la parola alle esperienze

 

Il nuovo seminario del quale parliamo oggi, si è svolto venerdì 27 novembre. Il moderatore dell’incontro era Angelo Bardini, rappresentante ufficiale dell’Istituto Nazionale di Documentazione, Innovazione e Ricerca Educativa (Indire) che da decenni si occupa di queste tematiche. Bardini ha paragonato questa emergenza della pandemia da Covid, al periodo del secondo dopoguerra quando c’era necessità di ricostruire.

Il contributo fornito da Elisabetta Mughini, dirigente dell’area di ricerca sull’innovazione e Valentina Pedani di Indire, ha riguardato la disponibilità degli insegnanti ad attuare lezioni in modalità Didattica a Distanza. Pur valutando positivamente la disponibilità del corpo docente, Valentina Pedani ha evidenziato i problemi legati all’esclusione di un numero congruo di studenti. Tra le criticità, l’impossibilità o la grande difficoltà ad utilizzare gli insegnanti di sostegno in modalità DAD. Inoltre la Pedani ha messo il dito nella piaga delle differenze territoriali italiane, dove alcune aree sono tutt’oggi escluse dalla digitalizzazione e scarse se non prive di copertura internet.

L’intervento di Massimo Belardinelli del Circolo San Filippo di Città di Castello, ha raccontato la sua esperienza all’interno di una scuola informale, dove sedie, banchi e strumenti didattici vengono assegnati con criteri di tipo “cooperativo”. In questa scuola, i provvedimenti legati all’emergenza pandemica, hanno imposto nuove modalità di studio, adottando ad esempio i banchi distanziati. Pur essendo riusciti a operare anche nella modalità DAD, l’insegnamento improntato all’apprendimento “cooperativo”, cioè la mission della scuola, ne ha sofferto.

Gaetano Fuiano dell’Istituto Mattei di Vasto, ha spiegato che la gestione cooperativa veniva adottata anche nella sua scuola. Il fatto che le nuove tecnologie erano un dato di fatto al Mattei, ha permesso di affrontare tutte le fasi dell’emergenza. Da prima della pandemia, tutti gli studenti dell’Istituto erano muniti di supporti informatici, sia personali che ad uso collettivo. Tra i risultati positivi dell’adozione delle tecnologia, Fuiano ha segnalato che la scuola è riuscita a coinvolgere maggiormente gli alunni cosiddetti “difficili”, facendoli diventare soggetti attivi nella comunità studentesca.

Bruna Codogno, dell’Istituto Comprensivo Tina Merlin di Belluno, ha descritto la sua esperienza di “scuola senza zaino” e delle positive esperienze d’inclusione, anche di ragazzi con sindrome down. Inoltre ha documentato l’importante esperienza del tutoring, alla quale partecipano alunni appositamente formati. Questi giovani svolgono un ruolo particolarmente ambito, quello di aiutare i compagni a fare i compiti a casa. Per Francesca Cellai dell’Istituto Alberghiero Buontalenti di Firenze, la pandemia ha messo in luce un gap economico tra gli studenti abbienti e quelli più poveri. Il fatto che non tutti gli allievi possedessero un PC e la connessione, ha imposto al Buontalenti di abbattere questo tipo di barriera e mettere i ragazzi in condizione di uguaglianza.

Daniela Ruffolo e Rosalia Tancredi insegnano all’Istituto Comprensivo Patroni Pollica (Salerno), nella loro esperienza hanno evidenziato l’assenza di connessione in alcune aree del loro territorio. Per superare questi problemi, durante il lockdown, hanno creato il progetto “Cilento in Complemento”, grazie al quale con semplici smartphone, i ragazzi hanno sviluppato creato una serie di brevi video e raccontato la loro vita in relazione al territorio. Infine, Erik Gadotti dell’Istituto Pavoniano Artigianelli di Trento, ha parlato della valorizzazione del singolo individuo, indipendentemente da eventuali “differenze”. La “riforma scolastica” attuata al Pavoniano Artigianelli, comprende il superamento delle materie classiche, suddividendo queste in una serie singoli corsi interdisciplinari, tarati sulle preferenze dello studente. Per testare l’efficacia del nuovo metodo, hanno scelto un campione di ragazzi “disabili” e “difficili”. Il risultato ottenuto è stato quello di vedere questi allievi, superare brillantemente i loro gap, riuscire nello studio ma anche nella vita.

Luciano Bonazzi