#Wikileaks Il ministro dell’Interno britannico approva l’estradizione di Assange negli USA


Svolta nel caso Assange, il ministro dell’Interno britannico Sajid Javid, ha firmato la richiesta di estradizione per il fondatore di Wikileaks avanzata dagli Stati Uniti. foto standard.co.uk

Mentre le condizioni di salute del fondatore di Wikileaks peggiorano, l’ultima speranza di Julian Assange è riposta nel tribunale che segue il suo caso. Gli avvocati difensori intanto si oppongono all’estradizione, parlando di una vendetta per la pubblicazione di documenti che provano i crimini di guerra perpetrati dagli Stati Uniti.

Intervistato dall’emittente radiofonica Bbc, il ministro dell’Interno britannico Sajid Javid ha giustificato la detenzione di Julian Assange in un carcere militare per terroristi, senza accennare alle torture alle quali il giornalista è stato sottoposto. Javid non ha nemmeno fatto cenno alla denuncia di Nils Melzer, incaricato dalle Nazioni Unite di relazionare sulle condizioni in cui versa Assange, che fanno salire i timori che a questi sia stato somministrato un pericoloso psicofamaco. Si tratterebbe del 3-quinuclidinil benzilato, agente chimico di derivazione militare, che produce allucinazioni, confusione mentale e perdita di memoria.

La firma dell’estradizione, ad oggi ha un valore tecnico-preliminare, che potrà essere perfezionato dopo un’udienza formale del tribunale. Al momento non sappiamo se Assange sarà presente in aula, data la sua impossibilità a concentrarsi e coordinare il linguaggio, evidenziata nell’ultima udienza. Le sue precarie condizioni di salute, recentemente hanno portato alla decisione di farlo ricoverare nell’ospedale del carcere di Belmarsh, dove Assange sta scontando una condanna pretestuosa di 50 settimane, per essere sfuggito alla cattura, quando nel 2012 si rifugiò nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra.

Gli avvocati prevedono che la procedura di estradizione verso gli USA, potrebbe trascinarsi ancora per qualche mese, data l’istanza di opposizione presentata dalla difesa del fondatore di Wikileaks.

Il reato pretestuosamente denunciato da Washington, riguarda la pubblicazione, effettuata nel 2010 da Wikileaks, di documenti sottratti al Pentagono e riguardanti crimini guerra compiuti dall’esercito statunitense in Iraq e Afghanistan. Passa dunque in secondo piano la pretestuosa richiesta di estradizione avanzata dal tribunale di Uppsala, che accusa Assange di “cattiva condotta sessuale” per mancato utilizzo del profilattico durante un rapporto consenziente, atto che la Svezia equipara allo stupro.

Resta il fatto che l’attivista è cittadino australiano, quindi non ha nessun obbligo verso gli Stati Uniti. Sappiamo che mettersi contro Washington è pericoloso, ma gli USA non possono pretendere che un giornalista straniero ometta di rendere pubbliche le loro malefatte. Piuttosto che accanirsi contro Assange, sarebbe meglio mettessero ordine in casa loro.

Luciano Bonazzi