La pulizia etnica di Cipro Nord//The Ethnic Cleansing of Northern Cyprus


Dal Gatestone Institute, riceviamo e pubblichiamo il seguente articolo di Uzay Bulut, titolo originale in inglese: The Ethnic Cleansing of Northern Cyprus. Traduzione di Angelita La Spada, adattamenti a cura della Redazione.

La pulizia etnica di Cipro Nord
Confessioni di un assassino di massa turco-cipriota

  • “Perché non c’è ancora pace? Come possiamo fare la pace quando in mezzo a noi ci sono assassini rabbiosi? Invece di perseguirli, permettiamo loro di andare in tv a vantarsi dei loro omicidi. (…) Se non si chiede conto a un assassino che dice: ‘Uccidere era la mia arte’, chi si chiamerà in causa?” – Şener Levent, direttore del quotidiano turco-cipriota Afrika.
  • Finora, questi “assassini rabbiosi” non sono stati ritenuti responsabili del massacro di innocenti greco-ciprioti: la pulizia etnica della parte settentrionale di Cipro. Il problema maggiore è che lui e i suoi complici sono stati aiutati e spalleggiati dalle autorità turche. Tutti questi responsabili devono essere processati nei tribunali penali internazionali – il più presto possibile.

Il presidente turco Tayyip Erdogan, il quale continua a parlare di Cipro come di una minaccia alla sicurezza del Mediterraneo orientale, sta tentando di consegnare un messaggio? Erdogan ha a lungo avvertito le compagnie cipriote dedite all’attività di esplorazione delle risorse energetiche della regione di non “fidarsi della parte greca di Cipro”. I ripetuti attacchi verbali che il presidente turco ha rivolto ai greco-ciprioti hanno inoltre fatto chiarezza su una recente intervista, trasmessa in diretta dalla tv turco-cipriota, all’84enne Turgut Yenağralı – un ex membro della formazione paramilitare chiamata Organizzazione della Resistenza Turca (TMT), fondata nel 1957 e nota per le sue attività criminali a Cipro.

Yenağralı, nell’intervista, si è vantato del ruolo da lui avuto nell’eccidio dei greco-ciprioti e del suo movente. “Abbiamo attraversato Cipro e picchiato o ucciso quelli che avevano commesso dei crimini contro l’indole turca”, ha esordito.

Domanda: Perché l’ha fatto? Per avventura o per divertimento?

Yenağralı: No, l’ho fatto per lo spirito turco.

Domanda: È stato facile uccidere queste persone?

Yenağralı: Nulla di più piacevole (…) Abbiamo provato un enorme piacere dopo aver ucciso quelle persone.

Domanda: Le importava se quelle persone fossero o meno dei criminali?

Yenağralı: Perché interesserebbe a qualcuno? Criminali o no. (…) Visto che sono kafir [infedeli], appartengono alla stessa razza dei cani. (…) Quando volevamo sparare a un kafir [le due donne del gruppo] nascondevano le armi [nel reggiseno] e le portavano per noi.

Yenağralı ha dichiarato che a lui e ai suoi amici non fu mai stato detto dai leader turco-ciprioti di limitare o interrompere le loro attività. Questa omissione probabilmente non è sorprendente, visto che uno dei principali fondatori della TMT era Rauf Denktaş, che fu presidente dello “Stato federato turco di Cipro” tra il 1975 e il 1983 e successivamente presidente della “Repubblica turca di Cipro Nord” dal 1983 al 2005 – entrambi Stati riconosciuti solo dalla Turchia.

Yenağralı ha asserito che dopo che Cipro aveva ottenuto l’indipendenza dal governo britannico nel 1960, la TMT seppellì le proprie armi e continuò le attività in modo “clandestino”, per poi riprenderle in seguito. Tuttavia, “le armi continuavano ad arrivare dalla Turchia”, egli ha aggiunto. “Abbiamo iniziato a inviare uomini in Turchia per l’addestramento militare. Anche io mi recai due volte in Turchia per l’addestramento militare e di intelligence prima del 1960”.

Yenağralı ha affermato che quando la Forza delle Nazioni Unite per il mantenimento della pace a Cipro (UNFICYP) fu istituita nel 1964, egli fece amicizia con alcuni funzionari delle Nazioni Unite, e questo facilitò ancor più alla TMT il perseguimento dell’obiettivo di riorganizzarsi e prendere posizione nell’area. “Un comandante delle Nazioni Unite mi procurò una uniforme dei Corpi di Pace delle Nazioni Unite,” egli ha detto, “la indossavo e viaggiavo a bordo del suo autoveicolo delle Nazioni Unite, in cambio facevo loro avere carne di agnello ogni settimana e due donne [prostitute] a notte”.

“Uccidere era la mia arte”, egli ha spiegato, descrivendo le attività del suo gruppo dopo l’invasione turca di Cipro del 1974. “Furono i turco-ciprioti a uccidere i prigionieri greco-ciprioti più di quanto non facesse l’esercito turco”. Yenağralı si è anche rammaricato del fatto che un comandante turco gli abbia impedito di uccidere i prigionieri di guerra greco-ciprioti nella penisola di Karpaz, dopo l’invasione. “Sono ancora afflitto per non avere avuto l’opportunità di farlo”, egli ha affermato.

Nella foto: Una recinzione che delimita la “zona cuscinetto” presidiata dalle truppe di pace delle Nazioni Unite sulla cosiddetta “Linea Verde”, a Nicosia, a Cipro. (Fonte dell’immagine: Marco Fieber/Flickr)

Yenağralı ha raccontato di essere stato anche coinvolto nel trasporto illegale di coloni dalla Turchia a Cipro per rimpiazzare i greco-ciprioti che erano sfuggiti al massacro nella parte settentrionale dell’isola, cercando rifugio nella parte meridionale dell’isola che era libera. L’invasione fu ciò che cambiò la struttura demografica dell’isola, trasformando senza precedenti in un’area turca quella che era un tempo la maggioranza greca residente nella parte settentrionale di Cipro. Le confessioni di Yenağralı hanno smascherato la menzogna che si cela dietro al fatto che la Turchia definisca la propria invasione come una “operazione di pace” lanciata per proteggere i turco-ciprioti. La Turchia, come ha evidenziato Yenağralı, per decenni prima dell’invasione era stata coinvolta in attività criminali a Cipro – sia prima che dopo l’indipendenza di Cipro nel 1960.

Dopo l’intervista di Yenağralı, Şener Levent, direttore del quotidiano turco-cipriota Afrika, ha scritto: “I nostri fratelli greco-ciprioti emigrati dai villaggi di Mesarya [Mesaoria] che leggono questo potrebbero chiedersi: ‘Quest’uomo [Yenağralı] ha ucciso mio padre? Ha ucciso mia madre, mio fratello?’ Anch’io me lo chiederei se fossi in loro. Quest’uomo è ancora vivo e abita a Mağusa [Famagosta]. So che non è l’unico. Ce ne sono altri. Un nostro cittadino dice che ‘anche un altro uomo a Serdarlı [Tziaos] si è vantato di aver spaccato la testa di un greco-cipriota con un sasso. E ne è orgoglioso! Allora ci chiediamo: perché non c’è ancora pace? Come possiamo fare la pace quando in mezzo a noi ci sono assassini rabbiosi? Invece di perseguirli, permettiamo loro di andare in tv a vantarsi dei loro omicidi. (…) Se non si chiede conto a un assassino che dice: ‘Uccidere era la mia arte’, chi si chiamerà in causa?”

Finora, questi “assassini rabbiosi” non sono stati ritenuti responsabili del massacro di innocenti greco-ciprioti: la pulizia etnica della parte settentrionale di Cipro. Il problema maggiore è che lui e i suoi complici sono stati aiutati e spalleggiati dalle autorità turche. Tutti questi responsabili devono essere processati nei tribunali penali internazionali – il più presto possibile.

Uzay Bulut, musulmana di nascita, è una giornalista turca e membro dello Haym Salomon Center. Attualmente vive a Washington D.C.