Noi. Stessa bandiera. 10 anni da CSP al Partito Comunista di Marco Rizzo

Da La Riscossa, organo ufficiale del Partito Comunista, pubblichiamo il seguente articolo del segretario generale Marco Rizzo.

 

Sono passati dieci anni dal 3 luglio 2009 quando, dopo l’espulsione dal Pdci perché in rottura definitiva con la deriva arcobalenista, assieme a pochissimi compagni, ponemmo le basi per la costruzione della nostra attuale organizzazione politica.

Nacque in quel giorno Comunisti Sinistra Popolare, piccolo gruppo politico che ebbe nella perseveranza e nella irriducibilità di scelta per il comunismo la sua cifra per esistere ed esser oggi il Partito Comunista. Il nostro piccolo bilancio sarebbe solo cronaca se non fosse inserito in una analisi più profonda che parte dalla storia e dalla necessità di rilanciare la questione comunista in Italia. Quando abbiamo iniziato nel 2009, Rifondazione Comunista ed il Pdci erano ancora partiti con decine di migliaia di iscritti, finanziamento pubblico ingente e centinaia di eletti a livello regionale e cittadino. Ora, dopo aver rinunciato di fatto alla “falce e martello” e cambiato sei simboli elettorali (Arcobaleno, Federazione della Sinistra, Rivoluzione civile-Ingroia, l’Altra Europa per Tsipras, PaP, la Sinistra) alla strenua ricerca di una rappresentanza parlamentare, questi partiti sono di fatto scomparsi, mentre il Partito Comunista c’è!

La nostra cronistoria recente è la seguente:

  • dopo i primi anni di grande difficoltà, senza alcun finanziamento, forti solo della convinzione, della militanza e del lavoro volontario, il 21 gennaio 2012 il partito assume la denominazione Comunisti Sinistra Popolare – Partito Comunista (CSP-PC).
  • Il 10 giugno 2012, dal collettivo giovanile rp,ano “Senza Tregua” nasce il Fronte della Gioventù Comunista, che agisce in autonomia organizzativa ma in sintonia politica col partito.
  • Il 24 febbraio 2013 partecipa alle elezioni politiche con proprie liste ma solo all’estero, nella circoscrizione Europa per gli emigrati italiani, fissando però il simbolo definitivo come Partito Comunista (quello attuale).
  • L’1 ottobre 2013 è tra i fondatori dell’Iniziativa dei Partiti Comunisti e Operai in Europa, venendo inserito nei nove partiti che ne compongono la segreteria.
  • Il 17 gennaio 2014 si riunisce a Roma il Congresso Nazionale del partito, durante il quale si assume il nome definitivo di Partito Comunista.
  • Il 5 giugno 2016 partecipa alle elezioni amministrative di Roma, Napoli e Torino.
  • Il 21 gennaio 2017 si tiene a Roma il II Congresso Nazionale.
  • Nel novembre 2017 viene ammesso come membro effettivo dell’Incontro internazionale dei Partiti Comunisti e Operai (Solidnet) e prende parte alla XIX edizione dell’Incontro, che si svolge a San Pietroburgo e a Mosca.
  • Il 4 marzo 2018 partecipa alle elezioni politiche ottenendo 106 mila voti pari allo 0.3%.
  • Il 26 maggio 2019 si presenta alle elezioni europee quasi triplicando i voti assoluti rispetto ad un anno prima con 235mila elettori pari allo 0.9% e contando alcune migliaia di iscritti e militanti.

Se andiamo ancora più a ritroso, la storia di Comunisti Sinistra Popolare e del Partito Comunista scaturisce direttamente dalle radici ideologiche e politiche che fanno riferimento all’area del leggendario organizzatore del PCI nella Resistenza, Pietro Secchia, e poi ancora alla storia della rivista “Interstampa”, dei “Centri Culturali Marxisti” e della cosiddetta corrente filo-sovietica del PCI e della controversa storia di Armando Cossutta che, nel complesso incontro/scontro con quei prestigiosi dirigenti “secchiani” (Alberganti, Vaia, Bera, Ricaldone, Cassinera ed altri) negli anni ‘80 contribuì a tenere aperta la questione comunista in Italia (col tentativo poi fallito di Rifondazione e del Pdci).

In quel contesto di inizio anni ‘80 dopo una militanza nel movimento del ‘77 e nell’estrema sinistra, a Torino, da neo-iscritti al PCI fummo (uso il plurale perché ho sempre agito cercando di raccogliere compagni attorno a me con le stesse convinzioni) fortemente critici verso i “cedimenti ideologici ed anche concreti della linea stessa del PCI” iniziando a svolgere attività politica presso la rete dei Centri Culturali Marxisti, a partire da ”Mondo Nuovo” di Torino, luogo di riunioni e seminari politici e culturali che riuniva membri del Partito Comunista Italiano ad altri esponenti che, come me, provenivano dalle aree dall’estrema sinistra. Questo gruppo costituì di fatto l’ossatura della battaglia di opposizione interna al PCI (il cosiddetto ‘lavorio’, essendo vietate le correnti pubbliche) e quella preparatoria alla fondazione di Rifondazione Comunista.

Nel gennaio del 1990 si tiene a Bologna il XIX Congresso del PCI, che arriva dopo la proposta di scioglimento fatta da Occhetto nella sezione della Bolognina. Il No allo scioglimento si esprime in due mozioni, quella guidata da Ingrao, Natta e Tortorella e quella guidata da Cossutta. Un anno dopo, nel febbraio del 1991, al congresso di Rimini, nasce il Partito Democratico della Sinistra: qui le due mozioni alternative si presentano unite e ottengono il 25 per cento. Gli aderenti alla mozione cossuttiana e una parte di quella ingraiana non aderirono al nuovo partito e diedero vita al Movimento per la Rifondazione Comunista (ero tra il centinaio di delegati che si riunì a latere del congresso PDS per fondare il nuovo soggetto), che si trasformerà poi in partito nel corso del congresso fondativo che si tenne a Roma nel novembre 1991.

Marco Rizzo con Lucio Libertini, settembre 1990

Durante il primo periodo di vita di Rifondazione Comunista, la nostra area mosse sempre battaglia contro i tanti processi di “eterodirezione” del PDS nei confronti di questo tentativo di tenere organizzativamente aperta la questione comunista in Italia. In realtà vi era un legame “ideologico” tra la teoria del PDS/DS/PD ed una parte importante del gruppo dirigente di Rifondazione: il giudizio sull’Urss e la prepotenza con cui si mirava a concentrare l’attenzione sui cosiddetti diritti civili a scapito del principale conflitto: quello tra capitale e lavoro.

Non è un caso infatti che proprio il sottoscritto fu al centro di una di quelle battaglie: il “dimissionamento” del primo segretario nazionale di Rifondazione Comunista, Sergio Garavini, nel 1993 (in forte polemica con me, allora segretario della federazione di Torino. Per arrivare poi allo scontro coi Comunisti Unitari di Magri e Castellina che, dopo aver votato nel 1995 per il Governo Dini, abbandonarono il partito e tutti gli incarichi di Direzione.

Marco Rizzo con Fausto Bertinotti davanti alla Fiat Mirafiori gennaio 1994

In quel periodo prese purtroppo corpo la metastasi politica di Bertinotti e la sua totale abiura della storia e tradizione comunista, per arrivare al 1998 quando, durante la rottura definitiva fra Cossutta e Bertinotti, la stessa area politica partecipa alla nascita del Partito dei Comunisti Italiani. «In quel caso il motivo scatenante fu la crisi del governo Prodi, ma per il sottoscritto e qualche altro compagno, la “molla” è stata il processo di decomunistizzazione di Rifondazione messo in atto da Bertinotti, che oggi si legge a lettere ben più chiare», come scrissi in quel frangente.

La guerra nel Kosovo segna poi l’inizio dell’incrinatura del mio rapporto con Diliberto e Cossutta (tentai inutilmente di oppormi, praticando successivamente una severa autocritica su quel periodo).

Marco Rizzo con Armando Cossutta e Tareq Aziz, ministro degli esteri dell’Iraq e vice di Saddam Hussein. Roma Febbraio 2003 pochi giorni prima dell’attacco Usa all’Iraq

Nell’ambito internazionale risulterà poi fondamentale la conoscenza di altre esperienze comuniste, a partire dal rapporto coi compagni del KKE, durante la permanenza al Parlamento Europeo dal 2004 al 2009. Col secondo governo Prodi del 2006, in cui parteciparono direttamente sia Rifondazione Comunista (con Paolo Ferrero ministro) che il Pdci, vennero votati i finanziamenti alle missioni militari imperialiste ed anche alcune tra le peggiori misure antipopolari. Per quei motivi iniziai a far emergere posizioni critiche nei confronti dell’operato del Pdci e del suo gruppo dirigente, a partire dalla necessità di rivedere il rapporto con il centrosinistra e di lavorare per l’unità delle forze comuniste ed anticapitaliste, in una prospettiva totalmente alternativa alle logiche bipolari della Seconda Repubblica.

Dall’8 al 10 ottobre 2007 i sindacati sottopongono a referendum il protocollo sul welfare siglato il 23 luglio. Il successo regressivo del referendum diede la spinta definitiva per varare la Sinistra Arcobaleno il 5 dicembre 2007, che non poteva che nascere male, pur tra mille mal di pancia di molti comunisti. Personalmente ho sempre mantenuto un profilo molto critico verso l’alleanza dell’Arcobaleno e non partecipai all’assemblea costitutiva dell’8 e 9 dicembre 2007, esprimendo nettamente la mia contrarietà alla scelta di presentare un simbolo elettorale privo della falce e martello. Forse anche per questo venni individuato dai più come il portavoce di tutte le insoddisfazioni comuniste verso il governo: «la sinistra, quella vera, non può essere altro che anti-liberista e anti-capitalista. Chi non è d’accordo con la falce e martello vada nel Partito Democratico» dissi in una intervista.

A fine anno uscì il mio libro “Perché ancora comunisti. Le ragioni di una scelta”, edito da Baldini Castoldi Dalai. In questo contesto il 19 dicembre, con una lettera aperta al segretario del partito Diliberto, assieme ad alcuni membri del Comitato Centrale, chiesi «di riconsiderare il giudizio su Prodi e di ritirare quindi la nostra delegazione dal governo, nonché di discutere la nostra presenza in un soggetto – l’Arcobaleno – che, non ha alcun profilo politico di classe, né tanto meno un “cuore” e sta assumendo invece le sembianze di una “dependance di sinistra” del Pd». Una posizione in contrasto frontale con la segreteria nazionale.

Nel 2008 si va ad elezioni anticipate: alle fine delle consultazioni la lista Arcobaleno, ferma al 3,1% dei voti, non supera la soglia di sbarramento del 4% e rimane fuori dal Parlamento. Per me è la conferma del fallimento dell’Arcobaleno e dell’esigenza di una nuova soggettività comunista. Tracciai subito lo schema di riflessione del Pdci per il futuro: «tre sono i cardini della discussione che si dovrebbero affrontare: Una nuova riflessione e pratica dell’antimperialismo nell’era della globalizzazione capitalistica, sia nei confronti di quello americano, dominante, che di quello europeo, nascente. L’alternatività all’americanizzazione della politica e quindi al Partito Democratico, appunto per un cambio di sistema e di società. Una nuova soggettività dei comunisti, cui possano partecipare tutte e tutti coloro che intendono impegnarsi per il superamento di questo modello di società, al di là delle attuali, e certo non autosufficienti, organizzazioni di appartenenza».

Definii quindi l’idea di un nuovo partito comunista fortemente alternativo al PD e con un’identità comunista marcata quanto rinnovata.  Alla Direzione Nazionale del 18 aprile Diliberto si presentò dimissionario ponendo la fiducia sulla sua relazione. Ottenne la fiducia, mentre io, in polemica, non partecipai al voto. L’8 novembre 2008 presentai il giornale on-line Proletari@, che in realtà era l’embrione di una corrente politica organizzata. In vista delle elezioni europee del 6 e 7 giugno 2009 nacque la Lista Anticapitalista che racchiude Rifondazione, Comunisti Italiani, Socialismo 2000 e, in un primo momento, addirittura i Consumatori Uniti.

A quel punto chiesi un segnale di maggiore discontinuità rispetto al passato e proposi una «circoscrizione operaia», lasciare cioè a soli candidati lavoratori o esponenti di movimenti una delle circoscrizioni sicure in caso di superamento dello sbarramento elettorale con l’obiettivo di «eleggere almeno un lavoratore dando così efficacia ai tanti richiami al far “contare” le classi subalterne».

L’appello, che raccoglierà l’adesione di alcuni membri nel PdCI, in Rifondazione ed esternamente, rimarrà tuttavia inascoltato. L’esito delle elezioni politiche vedrà la seconda sconfitta, anche per questa nuova lista, ancora una volta sotto la soglia di sbarramento del 4%. A quel punto il PdCI convoca l’Ufficio Politico dove Diliberto si presenta nuovamente dimissionario. Alla fine della riunione l’UP vota contro le dimissioni con la mia eccezione. L’UP emette un documento dove «ribadisce la fermezza della linea» e di procedere «con determinazione nel processo di riunificazione» con PRC e Socialismo 2000.  Il 13 giugno 2009 si riunisce la più ampia Direzione Nazionale dove in sostanza si replica il clima dell’UP col sottoscritto come unica voce critica.

Alcuni dirigenti del partito invocano inoltre contro di me misure disciplinari perché durante la campagna elettorale non avrei sostenuto la lista del partito, nonostante (sic!) fossi candidato alle amministrative come sindaco di Collegno e presidente della provincia di Grosseto. Il 18 giugno, la situazione precipita. Sul sito di Proletari@ pubblichiamo una lettera aperta a Diliberto, nella quale alcuni dirigenti del PdCI chiedono la convocazione entro il 5 luglio del Comitato Centrale allargato ai segretari di federazione e di sezione perché, si afferma: «crediamo sia necessaria una riflessione profonda che coinvolga tutte le istanze del partito, a partire dalla base».

Il giorno dopo venni convocato per telegramma dalla Commissione Nazionale di Garanzia. Il 22 giugno 2009 venni ascoltato dalla CNG ed espulso. Le motivazioni dell’espulsione sono legate all’accusa di aver fatto campagna elettorale per le europee a favore dell’Italia dei Valori e in particolare di un suo candidato, Gianni Vattimo. A quel punto rilasciai un’intervista al Corriere della Sera, dove contestai integralmente le accuse e rilanciai chiedendo chiarimenti su influenze di logge massoniche nei confronti del partito.

Il 3 luglio 2009 annunciai la fondazione del movimento politico Comunisti Sinistra Popolare, che raccoglieva alcuni fuoriusciti dal PdCI e mirava alla ricomposizione dei comunisti ripartendo da una presenza effettiva nei luoghi del conflitto sociale. Lo slogan era infatti “Tornare tra la gente, ripartire dalle lotte”. Il neonato movimento ritenne che la sconfitta fosse avvenuta a causa dell’appoggio al governo Prodi II, alla perdita di identità, valori e distacco dalla propria base sociale. CSP, ormai costituitosi in partito, per affermare la propria diversità rispetto agli altri partiti di sinistra, non si presenta alle elezioni regionali del 2010 e sceglie un simbolo quadrato e non rotondo, come i partiti tradizionali, a simboleggiare anche visivamente una netta «inversione di tendenza rispetto alle logiche elettoralistiche che purtroppo hanno permeato anche la sinistra in questi anni». Intanto la crisi economica fa sentire la sua pressione ed esplode il caso della Grecia.

Roma, 07/05/2010. Protesta di Comunisti Sinistra Popolare al Colosseo in solidarietà con il popolo greco

«Non possiamo che essere al fianco del popolo greco, vittima della speculazione e dei grandi interessi di potere a livello globale – dichiarai – con la speranza che al risveglio di quel popolo faccia seguito quello del nostro paese». Parafrasando un vecchio slogan, oggi in Grecia, domani in Italia. Da quel momento in poi i rapporti fra CSP e KKE si sono intensificati sempre più.

Roma, 8.10.2011. Iniziativa congiunta CSP-KKE con DIMITRIS ARVANITAKIS, membro dell’UP del CC del KKE
Matrix Canale 5 2012

Il 21 gennaio 2012 il partito decide a larga maggioranza di modificare il proprio simbolo aggiungendo la dicitura “Partito Comunista” sotto la falce e il martello il simbolo di Comunisti Sinistra Popolare. “Il nuovo simbolo sarà alla testa delle lotte contro il governo Monti, l’Unione Europea e la Nato”. Diedi alle stampe, nello stesso anno “Il Golpe Europeo”, basato sull’aspra critica al capitalismo italiano ed europeo (plasticamente rappresentato quando, ospite alla trasmissione televisiva Matrix per analizzare e discutere riguardo l’accordo per la Grecia, strappai in diretta la copia dei Trattati Europei). Inoltre il libro funge parzialmente da manifesto anti-UE del Partito, tracciando un’analisi sul “che fare?” e sulla sua proposta politica.

Comunisti Sinistra Popolare-Partito Comunista partecipa alle elezioni politiche del 2013, decidendo di presentarsi solo all’estero, presentando la lista nella Ripartizione Europa per gli emigranti italiani: Senato 1.58% 7566 voti (interessante il risultato in Francia 2,98% 2100 voti) – Camera 1.35% 7073 voti. Inoltre alla falce e martello viene cambiato il colore, da giallo a bianco, e inserita una banda nera, a causa di problemi di registrazione del simbolo che era stato giudicato dal tribunale troppo simile a quello del PRC. CSP-Partito Comunista si rifà ai principi del marxismo-leninismo e si pone come obbiettivo il socialismo-comunismo.

Roma, 11/11/2014 iniziativa sul 97° anniversario della Grande Rivoluzione Socialista

Il partito non rinnega l’esperienza sovietica sotto Stalin, anzi attribuisce il ruolo di iniziatore del revisionismo e dello smantellamento del socialismo a Kruscev. Lo slogan che coniammo intendeva riassumere quel concetto in maniera semplice ma duratura: «non è fallito il Socialismo bensì la sua revisione», frase che dalla didascalia della nostra tessera sta diventando patrimonio collettivo a livello internazionale tra i comunisti. Dichiarammo inoltre che le elezioni saranno «un momento di verifica del lavoro svolto e non una corsa alle poltrone, eventuali membri del partito eletti avranno uno stipendio operaio. Le forme di rappresentatività istituzionale della democrazia borghese vanno “usate” solo per quello che sono e nulla più, in riferimento al parlamentarismo che sarebbe un mezzo e non un fine per il partito».

 

Marco Rizzo a Mosca con il libro “URSS. A 100 anni dalla Rivoluzione d’Ottobre, i perché della caduta”. Novembre 2017

Il 6 aprile 2013 chiamammo a raccolta a Roma i partiti comunisti europei di ispirazione marxista-leninista, che possedevano nel simbolo la falce e martello, esprimendo il rifiuto netto della socialdemocrazia. Risposero all’appello il Partito Comunista di Grecia, il Partito Comunista dei Popoli di Spagna (PCPE), l’URCF e il Polo di Rinascita Comunista francesi, il Partito Comunista Russo dei Lavoratori (RKRP), l’SKU ucraino, il Partito Comunista di Turchia e il Partito Comunista Ungherese dei Lavoratori, con la presenza degli ambasciatori della Repubblica di Cuba, della Repubblica Bolivariana di Venezuela e della Repubblica Democratica Popolare di Korea. All’assemblea partecipa anche il Fronte della Gioventù Comunista-FGC.

Non saranno invece presenti i partiti che hanno cancellato la falce e martello dal loro simbolo o che si sono avviati su politiche riformiste abbandonando quelle rivoluzionarie; nessuno spazio quindi verrà riservato alla greca Syriza o al Partito Comunista Francese, ma neppure agli italiani Rifondazione Comunista e Partito dei Comunisti Italiani. L’assemblea fu svolta per creare una rete comunista internazionale e si tenne all’insegna dello slogan ”Contro il capitalismo. Fuori dall’Unione Europea, dall’Euro e dalla Nato. Per il socialismo-comunismo!”.

I Partiti Comunisti presenti approvarono e sottoscrissero un documento congiunto, aperto alle adesioni da parte di altri Partiti Comunisti e Operai.

A Bruxelles, il 1° ottobre 2013, CSP-Partito Comunista partecipò all’assemblea dei partiti comunisti d’Europa (sia di paesi membri della UE, sia non membri o associati) convocata dal Partito Comunista Greco. Dall’assemblea nascerà ”L’INIZIATIVA DEI PARTITI COMUNISTI E OPERAI” con simbolo comune raffigurante un operaio che spezza delle catene (simbolo della Terza Internazionale, nonché della prima tessera del Partito Comunista d’Italia). L’Iniziativa sancì così ufficialmente la cooperazione internazionale, stilando un documento sottoscritto da 29 partiti comunisti al fine di studio ed analisi delle questioni europee e per il coordinamento delle attività.

L’Iniziativa afferma la propria distanza dal Partito della Sinistra Europea, dichiarando invece di ispirarsi ai principi del socialismo scientifico. Aderirono: Partito del Lavoro d’Austria, Partito Comunista Operaio di Bielorussia, Nuovo Partito Comunista di Gran Bretagna, Partito dei Comunisti Bulgari, Unione dei Comunisti di Bulgaria, Partito Operaio Socialista di Croazia, Partito Comunista in Danimarca, Polo della Rinascita Comunista in Francia, Unione dei Rivoluzionari Comunisti (Francia), Partito Comunista Unificato di Georgia, Partito Comunista di Grecia, Partito dei Lavoratori Ungherese, Partito dei Lavoratori d’Irlanda, Comunisti Sinistra Popolare-Partito Comunista (Italia), Partito Socialista di Lettonia, Fronte Popolare Socialista di Lituania, Partito Comunista di Macedonia, Partito Comunista di Malta, Resistenza Popolare (Moldavia), Partito Comunista di Norvegia, Partito Comunista di Polonia, Partito Comunista Operaio Russo, Partito Comunista dell’Unione Sovietica (Russia), Nuovo Partito Comunista di Jugoslavia (Serbia), Partito Comunista di Slovacchia, Partito Comunista dei Popoli di Spagna, Partito Comunista di Svezia, Partito Comunista di Turchia, Unione dei Comunisti di Ucraina.

Col Congresso del 17/18/19 Gennaio 2014 rinasce il PARTITO COMUNISTA in Italia, un punto di partenza per un lavoro difficile e di lungo periodo.

Roma, 11/11/2017. In 5mila per manifestazione in occasione del centenario Rivoluzione d’Ottobre

Nel 2016, potendo ormai contare su un discreto radicamento, il partito presenta sue liste alle elezioni amministrative. A Torino, il Partito ha ottenuto lo 0.89% a Roma lo 0,83%. Il 21 e 22 Gennaio 2017 si è svolto poi a Roma il secondo Congresso Nazionale del Partito Comunista, con la rinnovata elezione all’unanimità con voto segreto, del sottoscritto alla carica di segretario generale.

Pezzo originale al seguente indirizzo: lariscossa.com