#NotreDame è in fiamme: e c’è chi festeggia

La storica cattedrale di Cattedrale di Notre Dame di Parigi devastata dal rogo: Francois Guillot/ AFP / Getty Images

Nel tardo pomeriggio di ieri, lunedì 15 aprile, fumo e fiamme hanno inghiottito la cattedrale medievale di Notre Dame di Parigi. Immediatamente, la polizia di Parigi ha invitato i cittadini ad evitare l’area per consentire ai veicoli di emergenza di entrare. I mezzi dei vigili del fuoco, presenti sulla scena della tragedia, sono apparsi ai nostri occhi, purtroppo, inadeguati, e la massa d’acqua utilizzata, aggiungendo peso alla struttura in fiamme, rischia di fare più danni delle fiamme stesse.



Immagini e commenti di utenti atterriti, rimbalzano su tutti i social network, come il presente video postato da Patrick Galey, corrispondente scientifico ambientale dell’Agence France-Presse.

La causa dell’incendio è attualmente sconosciuta, ma ricordiamo che da anni, le chiese francesi, sono oggetto di atti di vandalismo, con portali incendiati, defecamenti sugli altari, distruzione di statue e suppellettili. Secondo le dichiarazioni ufficiali, la cattedrale di Notre Dame, da tempo era sottoposta a lavori di ristrutturazione e la polizia francese, pur non scartando altre ipotesi, sarebbe propensa ad attribuire la causa dell’incendio a un cortocircuito.

Mentre il mondo guarda come stordito al rogo di questa cattedrale risalente al 12° secolo e alla sua bella architettura gotica, noi europei comprendiamo che vi sono icone che travalicano la religione. Simboli come Notre Dame rappresentano la nostra storia collettiva, sia che siamo credenti, agnostici o atei: intanto, sempre sui social network, c’è chi festeggia.

Abbiamo un bel da fare l’elogio dei nuovi europei, del meticciato e dell’integrazione, ma se queste “risorse” festeggiano per la distruzione di un simbolo della nostra storia ancestrale, immaginiamo cosa accadrà un domani, quando essi prevarranno e saranno classe dirigente. Vedendo reazioni come questa, immaginiamo già, che potendo farlo, finiranno col cancellare tutti i simboli culturali europei, consegnando irrimediabilmente, noi e i nostri avi, all’oblio.

Luciano Bonazzi

Fonti: @livescience.com@senat.fr@occhidellaguerra.it