#OpenGroup #Bologna Didattica di Strada: Il Progetto Navile Street di Open Group


Foto tratta da Flicr, sul sito Iperbole, Comune di Bologna: https://www.flickr.com/photos/iperbole-bologna/45894518421

Educativa di Strada: Il Progetto Navile Street di Open Group

di Luciano Bonazzi

Anonimi caseggiati grigi, grandi spazi verdi non curati, rifiuti abbandonati ai bordi della strada, miasmi, muri sfregiati da sordidi graffiti. Sono queste le immagini di alcune periferie italiane che da nord a sud ci mostrano i telegiornali, mentre un cronista documenta l’ennesimo episodio di violenza e degrado. Si tratta ovviamente di un esempio estremo, poiché buona parte delle periferie delle nostre città, soprattutto qui in Emilia-Romagna, non sono così esasperate.

Il Comune di Bologna ad esempio, per contrastare il rischio del tipico degrado delle “periferie dormitorio”, promuove il Progetto di educativa di strada Navilestreet. Si tratta di una iniziativa che il Quartiere Navile ha affidato a Open Group, con iniziative che coinvolgono ragazze e ragazzi della fascia d’età compresa tra gli 11 e i 18 anni. Il progetto è portato avanti dall’educatrice Luisa Colosi che ne fa parte dal 2018, affiancata dall’educatore Antonio Lamparelli: ma sentiamo cosa ci ha detto Luisa.

Buongiorno Luisa, quanti sono e dove vivono i ragazzi che segui?

Seguiamo molti ragazzi suddivisi per gruppi nei vari ex quartieri accorpati nell’attuale Navile. Alla Bolognina presso la Piazzetta del monumento alla Shoah, a Corticella tra il parco Villa Torchi e Piazzetta Byron, in Marco Polo alla Casa Gialla, al campetto da basket e alla bocciofila detta ‘boccio’, presso la tensostruttura dello skate alla Pescarola.

Come hai improntato il tuo rapporto con le giovani e i giovani che segui?

Io e Antonio Lamparelli entriamo in uno spazio improntato a regole già disposte dagli stessi ragazzi e ragazze. Per l’educatore di strada è necessario farsi accettare per entrare in relazione, devono essere i giovani a riconoscerci se si vuole creare un rapporto sinergico.

Mi racconti un episodio particolare che nella tua attività ti ha colpito?

A seguito di un articolo che dipingeva i giovani del Marco Polo come una gang di bulletti di quartiere, tutti i giovani appartenenti ai vari gruppi hanno fatto fronte comune per smentire queste illazioni sul loro conto. Poi si sono rivolti al nostro servizio di Open chiedendo di aiutarli a esternare la loro indignazione. Hanno chiesto che evidenziassimo le loro attività nel campo della musica, del teatro e delle arti visive. In un’altra situazione, mi ha colpito il fatto che molti ragazzi post-diploma ci abbiano chiesto aiuto per trovare un lavoro. – In entrambe i casi i nostri educatori si sono impegnati a raccogliere queste testimonianze e hanno sensibilizzato le istituzioni del Quartiere.

Quali criticità hai incontrato nel tuo percorso di educatrice a causa dell’emergenza Covid?

Trattandosi di un progetto di educativa in strada abbiamo rischiato noi di perdere il contatto diretto col territorio e i ragazzi la loro identità di gruppo. A questo punto abbiamo trasferito le attività su vari social, soprattutto Instagram alla pagina https://www.instagram.com/navilestreet/” – Una pagina molto seguita, ricca di contenuti e puntualmente aggiornata – “ …così ci teniamo in contatto, organizziamo video, podcast, attività di canto, ballo, palleggi con bottiglie di plastica e tanto altro, in base al talento di ogni singola ragazza e ragazzo.

Il progetto NavileStreet di Open Group ha qualche iniziativa in agenda?

La nostra agenda futura è molto ricca, attualmente siamo impegnati a progettare una “JAM” di murales che impegnerà molti giovani artisti presso il centro sportivo Pizzoli alla Pescarola.

Così  come accade per le jam session nel jazz, quello cui fa riferimento Luisa è un incontro tra artisti di strada impegnati creare un murales di qualità. Sarà un lavoro artistico congiunto che ricalcherà analoghi progetti Rinascimentali, quando gli allievi di Michelangelo, Leonardo e altri, si occupavano ciascuno del dettaglio di un grande affresco. Siamo certi che col supporto dei nostri educatori, il risultato farà da contraltare a quei brutti graffiti che portano degrado nelle nostre città.

Perché si sceglie un lavoro come il tuo?

Come pedagogista ho una base scolastica che riguarda precisamente un’attività educativa come richiede questo servizio di Open: pertanto faccio esattamente il lavoro che corrisponde a questa mia propensione. E specializzazione aggiungiamo noi.

Bene, ti ringrazio Luisa, auguri di buon lavoro!

Grazie mille.