Otto anni senza Amy Winehouse – Video


Amy Winehouse, nata il 14 settembre del 1983 e morta a Londra il 23 luglio del 2011, irruppe nella storia della musica con la sua incredibile voce contralto e il fascino innato dei suoi testi ironici, romantici e poetici. Era una cantante al contempo professionale e istintivamente trasgressiva; osannata e dannata, incantò il mondo con la sua genialità. Figlia di Mitch al quale fu sempre legatissima, un tassista e di Janis che era farmacista, la piccola Amy crebbe a Enfield, sobborgo di Londra. Amava Sarah Vaughan, il Rhythm and blues e il Rap, a soli dieci anni, fondò la band Sweet ‘n’ Sour, versione inglese del gruppo hip hop afroamericano Salt-n-Pepa.

A 12 anni i genitori la iscrissero prima alla Sylvia Young e poi alla BRIT School, dove studiò musica e design. A 16 anni l’amico e cantante afro-inglese Tyler James, fece ascoltare una registrazione della voce di Amy alla A&R, che le procurò un contratto discografico con la Island/Universal. Il debutto televisivo di Amy avvenne su Channel 4: la giovane si presentò struccata e vestita sciattamente. Inizialmente i tecnici rimasero indifferenti a quella ragazzetta sconosciuta, ma quando Amy chiuse gli occhi e intonò “Stronger Than Me”, nello studio calò il silenzio e tutti vennero rapiti dalla sua potente voce contralto.

La successiva immagine della Winehouse che conosciamo, venne creata dallo stilista Alex Foden, che s’ispirò alla pettinatura e al trucco stile Cleopatra delle Ronettes: gruppo musicale soul femminile degli anni ’60.

Nel 2003, uscì il suo primo album: Frank, che colpì la critica per la capacità della Winehouse di spaziare dal Jazz al Rhythm and Blues. Dopo il buon successo di Frank, Amy registrerà un nuovo album Back to Black. Il successo fu totale, e nel 2007 l’Università di Cambridge paragonò le sue canzoni ai testi di Sir Walter Raleigh, poeta inglese vissuto tra il 1500 e il 1600; questo è uno stralcio della canzone tradotta:         

“…Io e la mia testa alta
E le mie lacrime asciutte
Vado avanti senza il mio uomo
Sei tornato a quello che conoscevi
Così lontano da tutto quello che abbiamo passato
E io ho percorso una strada dissestata…”.

Con Back to Black, la cantante vinse cinque Grammy Award, vendette oltre dodici milioni di copie. In particolar la traccia Rehab rimase nella Top ten per mesi. La canzone, per ammissione di Amy, nacque dal suo rifiuto di disintossicarsi dall’alcol.

Sembra che la Winehouse soffrisse di una grave depressione che combatteva con l’alcol e la marijuana. A cambiarla fu la tumultuosa relazione con Blake Fielder-Civil un assistente video-musicale. Come ammesso dallo stesso Blake fu lui a introdurre la cantante alle droghe pesanti. l due erano stretti in un rapporto ossessivo, tra sanguinose scenate pubbliche, prendendosi a cazzotti e male parole: la loro storia d’amore si incentrava su droga, alcol e botte. Ebbero guai giudiziari e vennero arrestati più volte. Nonostante ciò, in quel periodo, Amy si esibì via satellite nella serata dei Grammy Awards, vincendo cinque premi, conquistando quattro dischi di platino ed entrando nel Guinnes dei Primati.

Alla fine della sua vita, l’enorme talento di Amy Winehouse venne oscurato dalle sue dipendenze. Fu un personaggio trasgressivo anomalo, perché nonostante tutto, mantenne fermi i suoi rapporti affettivi famigliari. Amy fu espressione di un esistenzialismo e decadimento, che sapeva esternare grazie all’enorme talento di cantautrice, auto-rassicurandosi della sua fragilità emotiva. Viveva con un “male dentro” che l’accompagnò per tutta la sua breve esistenza, spingendola a quegli abusi che dopo un lento suicidio, la portarono alla morte. Un aspetto poco noto della sua vita, fu quello della filantropia.

Per il mondo del volontariato Amy fu sempre disponibile, tanto che, quand’erano in difficoltà, i volontari erano soliti dire: “Chiedi a Amy, vedrai che ti aiuterà”.

Luciano Bonazzi

Questo stesso articolo è uscito in settembre sul periodico bolognese Piazza Grande, ovviamente nella versione cartacea era privo dei contributi video da YouTube.