Pink Floyd: The Wall, i quarant’anni di un mito – VIDEO

La genesi di un’opera rock costruita “mattone su mattone”

I Pink Floyd, gruppo tra i più innovatori del panorama musicale, venne fondato a Londra nel 1965, col nome The Tea Set. La band nacque dal connubio tra Syd Barrett, artista geniale e dannato, e alcuni studenti di Architettura. Barrett era entrato nel sodalizio come sostituto del cantante Chris Dennis, gli altri membri erano Bob Klose, Nick Mason, Richard Wright e Roger Waters. La prima decisione di Barret fu quella di cambiare il nome del gruppo adottando quello di “The Pink Floyd Sound”.

Da subito, grazie alle sperimentazioni e alla genialità visionaria di Barrett il gruppo crebbe in maniera esponenziale. Le performance acustiche dei Pink Floyd, come anche di altri gruppi dell’epoca, non erano scevre dall’utilizzo dell’LSD e altre sostanze. Il primo a farne le spese fu Syd Barrett, che già vittima di turbe mentali e schiacciato dal successo imboccò una deriva esistenziale che lo portò a staccarsi dal gruppo.

Quale nuovo leader, i Pink Floyd puntarono su Roger Waters, artista dalla tempra molto più forte di quella di Barret. Nonostante ciò, dopo un decennio di successi, accusò anch’egli la pressione del pubblico e dell’industria discografica. Il punto di rottura di Waters, arrivò il 6 luglio del 1977, mentre si esibiva a Montreal. Osservando il comportamento degli spettatori e in particolare uno di questi particolarmente scalmanato, gli sputò addosso accusando poi il pubblico di non prestare attenzione. Nei fatti, Waters aveva scaricato sui fan le proprie angosce e alzato un muro tra questi e la band.

Dopo aver parlato con uno psichiatra, l’artista disegnò un muro di mattoni su un foglio di carta e scrisse una storia. Descrisse i suoi sentimenti e quelli del predecessore Syd Barrett, condensandoli nel personaggio di fantasia “mr. Pink”, una rock-star psicologicamente instabile e traumatizzata. Contrariamente ad altri testi, in The Wall, Waters non parlò di politica, ma delle ossessioni di un artista che vuole cambiare il mondo. L’artista era effettivamente a un passo dal baratro, aveva litigato con tutto l’entourage, licenziato il tastierista Richard Wright, che poi umiliò ingaggiandolo a cottimo. Si era anche separato dalla prima moglie e aveva sperperato decenni di guadagni. Insomma, l’artista esternò i suoi drammi esistenziali, dando vita a un album che dal 1979 in poi rivoluzionerà tutta la scena musicale.

Musica, Coreografia e Simbolismi

Il sound utilizzato è un heavy amplificato e distorto, accompagnato da rumori di mitragliere ed elicotteri. Ciò serve a rievocare la morte in guerra del padre di Waters, la severità del sistema scolastico inglese simile all’inquadramento militare. Altri elementi delle canzoni, alludono certamente alla madre, al proprio insegnante e all’ex moglie di mr. Pink-Roger Waters. Durante l’esibizione salirono sul palco quattro figuranti che indossavano maschere riproducenti i volti dei membri della band. A metà spettacolo, gli addetti eressero un finto muro di polistirolo che divise il pubblico dai Pink Floyd. Questo muro, alla fine dell’esibizione crollò accompagnato da rumori fragorosi, a simboleggiare la ritrovata unione tra i fan e la band.

Pink Floyd – The Wall 1980 Another Brick in The Wall

Con The Wall,  alla band va riconosciuto il merito d’aver reinventato le regole non solo della musica, ma anche dell’esibizione davanti al pubblico. Successivamente il gruppo produsse l’album capolavoro, The Dark Side Of The Moon, poi Roger Waters abbandonò i Pink Floyd. Se il creativo Syd Barrett non aveva retto ai primi anni di successo del gruppo, Waters reagì invece alla pressione, grazie a un ego smisurato.

Suona significativa la dichiarazione di Nick Mason, rilasciata nel 1985, quando Waters lasciò la band, in sintesi: “Eravamo consapevoli che prima o poi Roger […] sarebbe andato via. Diciamo che per certi versi è come quando è morto Stalin, […]”.

Luciano Bonazzi

Fonte: https://ultimateclassicrock.com/pink-floyd-the-wall-anniversary/ – foto https://www.pinterest.it/pin/726486983619391189/?lp=true

Questo articolo, con alcune differenze dovute a esigenze redazionali, è uscito nel numero di questo mese, novembre, sul periodico bolognese Piazza Grande.