Dopo sconfinamento delle navi militari ucraine nelle acque territoriali russe, la situazione nell’area del Mar d’Azov è degenerata. Dopo il clamore scoppiato in occidente il 25 dicembre, Kiev applicherà la legge marziale nelle aree sud orientali e di etnia russa del paese.

Per capire la portata di ciò che sta accadendo, bisogna resettare le mezze verità narrate dai media occidentali fin dall’inizio. Il Mar d’Azov non è un oceano, ma un mare chiuso, suddiviso geograficamente tra Ucraina e Russia. I due stati hanno stabilito accordi sul traffico navale sia nel mare che nel punto d’ingresso, cioè lo stretto di Kerch: Finora la navigazione era proceduta senza intoppi.

Il primo incidente simile a quello di questi giorni, avvenne nel marzo 2018, quando militari della Marina Ucraina salirono sul mercantile russo il Nord e arrestarono l’equipaggio. La situazione si è poi risolta nell’ottobre 2018 e i sette marinai del mercantile vennero riconsegnati ai Russi. Fin qui, stiamo parlando di problemi tra marina mercantile e militare dei due paesi.

Contrariamente a quanto cerca di raccontarci la propaganda ucraina, il transito nello stretto di Kerch è libero per navi mercantili e pescherecci, viene invece controllato il transito militare. Secondo i dati, il 48% delle navi transitate tra l’aprile e l’ottobre 2018 era diretta verso i porti russi, mentre il 52% in quelli ucraini, a dimostrazione che la regolamentazione del traffico commerciale non è discriminatoria nei confronti di Kiev.

Molto probabilmente, con quest’ultima provocazione l’Ucraina mira a dare al Mar d’Azov uno status internazionale, che coinvolga in quest’area il maggior numero di potenze occidentali, per poi costruire una porto militare USA-NATO a Berdiansk.

Dopo la messinscena Ucraina vediamo le potenze occidentali gridare all’aggressione russa contro le barche ucraine. Ebbene, quelle “barche”, in ogni caso non erano pescherecci ma navi da guerra, che hanno sconfinato in acque territoriali russe. Al signor Kurt Volker, rappresentante degli Stati Uniti in Ucraina, attualmente impegnato a gettare benzina sul fuoco, vorremo chiedere: cosa accadrebbe se navi militari cubane entrassero in quelle statunitensi davanti alla Florida?

Una provocazione studiata a tavolino

Riepilogando, il 25 novembre 2018, alle 07:00 circa, tre navi della marina ucraina provenienti dal porto di Odessa, violavano il confine marittimo della Federazione Russa al largo della Crimea. Le tre navi in ​​questione, Berdiansk, Nikopol e Iany Kapou, effettuavano manovre provocatorie presso lo Stretto di Kerch. Inoltre non rispondevano ne obbedivano alle intimazioni della guardia costiera russa.

Quelle navi militari ucraine hanno violato gli articoli 19 e 21 della Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare. Di fronte al pericolo rappresentato dalle tre navi da guerra, la guardia costiera della Federazione russa ha deciso di chiudere temporaneamente lo Stretto di Kerch, finché le forze speciali dell’FSB, e non la Marina Militare russa, fermasse le navi da guerra.

Foto: Kerch Info

Nel frattempo, dal porto di Berdiansk sono partite due navi ucraine a rinforzo delle tre navi in acque territoriali russe. A quel punto a situazione ha fatto temere s’innescasse un’escalation, soprattutto dopo che si sono alzati in volo elicotteri ed Su-25 russi. Intanto, i reparti speciali dell’FSB l’intelligence erede del KGB, affiancati alla guardia costiera russa, nel corso di un blitz hanno assaltato le navi catturando vivi i militari ucraini.

Ucraina: miliziani attaccano le missioni diplomatiche russe. foto russian.rt.com

Dopo il sequestro delle tre navi da guerra e l’arresto di 24 marinai ucraini, da Kiev si sono alzate accuse di aggressione russa. La giunta nazista ha allertato l’esercito e dichiarato che l’Ucraina è attualmente in stato di guerra. Intanto i miliziani ultranazionalisti ucraini hanno attaccato l’ambasciata russa a Kiev, mentre i capi occidentali di Petro Porošenko hanno iniziato a farneticare su un’aggressione russa.

Perché Kiev ha messo in pericolo i suoi marinai?

Inviando i suoi militari a provocare i russi, Porošenko poteva sperare nel migliore dei casi fossero catturati, ma nella peggiore delle ipotesi li ha esposti a morte certa. La risposta al quesito, potrebbe essere quella di ottenere l’istituzione della legge marziale, utile al capo di Kiev per non affrontare le urne tra pochi mesi. Inoltre, con questo gesto, il regime ucraino ha voluto risvegliare l’attenzione della NATO e dell’ONU sulla sua persona.

Porošenko è sicuro di perdere le prossime elezioni, in base ai sondaggi, più della metà degli ucraini non lo vuole. Inoltre, se perde, egli stesso oltre a un certo numero di funzionari ucraini potrebbero essere processati per crimini di guerra e pulizia etnica nel Donbass e per il massacro nella casa dei sindacati di Odessa. Inoltre, la legge marziale ucraina gli consentirebbe di organizzare elezioni a lui favorevoli.

Sempre grazie alla legge marziale, Poroshenko avrebbe il potere di arrestare i suoi principali oppositori o bandire i loro partito col pretesto che questi rappresentano un “pericolo per l’indipendenza dell’Ucraina” . Potrebbe controllare tutti i media, grazie al potere di confisca nel caso trasmettessero qualcosa che metta in “pericolo” la sicurezza nazionale.

Le implicazioni internazionali

Questa provocazione non è una questione interna all’Ucraina ma ha implicazioni sia locali che globali. Dopo il bombardamento chimico di Aleppo da parte dei terroristi a Idlib, questa provocazione sarà per Washington un pretesto ulteriore per giustificare una guerra tra occidente e Russia.

Come abbiamo affermato più volte, gli Stati Uniti hanno bisogno di una guerra per risolvere i loro problemi economici e geostrategicisupplendo alla perdita di egemonia globale. Possiamo star certi che gli USA non si faranno scrupoli, anche se ciò significherà sacrificare l’Ucraina e l’Europa sull’altare dei propri interessi. Proprio per questo, nell’azione russa contro gli ucraini, Mosca non ha utilizzato l’esercito e ha inviato messaggi rassicuranti al mondo: vogliamo la pace, ma se insistete avrete la guerra e vi farete molto male.

Se l’Europa Occidentale non si riposiziona a politiche internazionali neutrali, se non si sfila da progetti di guerra decisi al sicuro, oltreoceano, il prossimo campo di battaglia sarà esattamente in casa nostra. Quella guerra, che vedrà l’utilizzo di armi nucleari, agli statunitensi creerà certo problemi, ma noi europei saremo sicuramente annientati.

Luciano Bonazzi