#Syria: il campo di concentramento statunistense di Rukban

Siria: campo profughi di Rukban, nuovo campo di concentramento nella zona degli Stati Uniti

Una premessa è doverosa, mentre la Russia si trova in Siria su mandato delle Nazioni Unite e richiesta del governo siriano, gli Stati Uniti e i loro alleati si trovano nel paese arbitrariamente. Rispetto a questa situazione, è bene ricordare che la Siria ha ancora un seggio all’ONU ed è tuttora uno stato sovrano.

Gli USA, sono presenti nel paese mediorientale col pretesto di “combattere” l’ISIS, cioè una loro diretta emanazione. Nella realtà dei fatti, gli statunitensi si sono impossessati dei campi petroliferi di Damasco e sostengono sia finanziariamente che militarmente i sedicenti “Freedom Fighters”, la pseudo opposizione siriana.

Nella provincia di Homs, in una zona occupata dalla coalizione USA, si trova il cosiddetto Campo Profughi di Rukban, gestito dagli americani. Man mano che la situazione siriana si normalizza, iniziano a trapelare tragiche realtà e denunce sul fatto che in realtà si tratta a tutti gli effetti di un campo di concentramento. Infatti, i rifugiati vi sono tenuti in ostaggio dai “Freedom Fighters”, cioè terroristi che si confondono tra loro nella totale indifferenza degli americani. In base alle denunce del Centro di riconciliazione, responsabile per gli aiuti umanitari e il controllo del cessate il fuoco nel paese, agli sfollati vengono inflitti abusi inenarrabili.

Nel campo di Rukban in Siria prospera la prostituzione anche minorile, il traffico di organi ed esseri umani. Lo ha denunciato a Ginevra il rappresentante russo, Yuri Tarasov. La situazione umanitaria nel campo è catastrofica. “Le persone vivono accalcate nei baraccamenti, nella scarsità d’acqua, senza elettricità, prive di pozzi neri, non c’è alcun servizio di pulizia e raccolta dei rifiuti”, inoltre l’acqua potabile distribuita non è sufficiente per tutti e si può bere solo dopo l’ebollizione.

The War in Syria: Rukban refugee camp in desperate need of aid

Almeno 100 rifugiati sono morti nell’ultimo mese a causa della situazione sanitaria nel campo di Rukban. Ai malati è stato negato ogni trattamento sanitario, l’accesso al campo viene impedito anche alle Nazioni Unite. Ad ostacolare gli aiuti sono i militari degli Stati Uniti, che dichiarano di non poter garantire la sicurezza a operatori umanitari e giornalisti. L’impressione è che vogliano “silenziare” le responsabilità della coalizione americana su questa tragedia umanitaria.

All’inizio di novembre un convoglio umanitario delle Nazioni Unite è potuto entrare nel campo di Rukban protetto dalla Russia. Purtroppo la maggior parte degli aiuti umanitari giunti nel campo è caduta nelle mani dei “Freedom Fighters” e i volontari non hanno potuto impedirlo. La coalizione degli Stati Uniti più che alla protezione dei rifugiati, sembra interessata a mantenere il controllo della regione occupata arbitrariamente.

La Russia ha chiesto ufficialmente che gli Stati Uniti escano dall’area, visto che nel territorio non è presente nemmeno un membro dello Stato Islamico. Inoltre ha sollecitato la chiusura di questo campo di concentramento, consentendo ai rifugiati di tornare alle proprie case.

Purtroppo ci sono scarse probabilità che gli Stati Uniti si ritirino da quest’area, che occupano arbitrariamente militarmente. L’unica speranza è che il presidente Trump intervenga in questa situazione lasciatagli in eredità da Obama… al momento ci pare difficile.

Luciano Bonazzi

Fonti: oltre ai link esterni presenti nel testo, www.nytimes.commorningstaronline.co.uk