UE, Russia, Cina, Iran: la vittoria di Vienna

Il 28 giugno scorso, per quanto poco reclamizzato, si è svolto a Vienna il summit tra i paesi firmatari dell’Accordo sul nucleare iraniano, Francia, Regno Unito, Germania, Russia, Cina e Iran. Prevedibilmente, non erano presenti gli Stati Uniti, che si sono ritirati unilateralmente dal patto l’8 maggio 2018; I vertice si è dunque svolto, in sordina e sotto doppia minaccia:

  • In primo luogo la minaccia americana contro chiunque commerci con l’Iran, riassunta dalla dichiarazione di Brian Hook, inviato speciale USA per l’Iran, che dice agli europei: “Devi scegliere tra Washington e Teheran”.
  • La seconda minaccia e costituita dall’Iran che uscirebbe dall’accordo perché esausto e spazientito dal rifiuto statunitense di continuare a rispettarne le clausole, ma anche per le continue menzogne e false flag ordite da Washington atte a screditare la buona volontà di Teheran.

Al termine dell’incontro di Vienna è stata annunciata l’attivazione immediata del meccanismo europeo INSTEX, un dispositivo finanziario che faciliterà gli scambi con l’Iran. Lo scopo è quello di aggirare le sanzioni statunitensi, creando un’alternativa allo SWIFT, un sistema di cooperazione finanziaria globale, principale fornitore mondiale di servizi di scambio economico in mano statunitense. Grazie a INSTEX, l’Unione Europea e l’Iran saranno in grado di evitare le sanzioni degli Stati Uniti: Chissà come reagirà Trump?

In breve, INSTEX è uno strumento basato sull’euro, che tagliando fuori il dollaro, consentirà all’Iran di vendere il suo petrolio all’Europa. Il greggio esportato nei paesi dell’Unione Europea, servirà a Teheran per pagare derrate alimentari e farmaci, dei quali gli USA vorrebbero privare l’Iran, nel tentativo di provocare una rivolta della popolazione stremata dalla fame e dalle malattie.

Oltre al meccanismo INSTEX, il negoziato ha riguardato una discussione sulla quantità di petrolio che l’Europa acquisterà. Infatti, l’Iran auspicherebbe un quantitativo simile a quello precedente all’uscita unilaterale degli USA dall’accordo, mentre gli europei propongono la metà di tale quantitativo. In pratica, l’Iran chiede all’Europa di acquistare 500.000 barili al giorno, mentre l’Europa punterebbe a 250.000 barili. L’accordo è passato comunque, congelando temporaneamente la disputa sulle quantità e confermando il meccanismo INSTEX.

Durante la riunione di Vienna, a sorpresa la Cina annunciato la sua intenzione di aderire a INSTEX e che coprirà i propri pagamenti sul petrolio iraniano in valuta pregiata. La volontà di Pechino, è quella di acquistare da Teheran 650.000 barili al giorno, cioè, circa un terzo della disponibilità giornaliera di petrolio iraniano. Anche i russi hanno dichiarato di aderire al partenariato INSTEX, nonostante, grazie a proprie società off-shore, riuscirebbero ugualmente ad aggirare le sanzioni USA.

Dunque, Russia e Cina entrano pienamente nel conflitto economico tra USA e Iran, supportando Teheran tramite l’Unione Europea. Se le due potenze sono riuscite in questo machiavellismo, è grazie al fatto che Washington non ha lasciato alternative praticabili al fabbisogno energetico europeo. Dal canto suo, l’Europa ha dovuto tener presente, che tutto ciò che le aziende europee non venderanno all’Iran, la Cina sarebbe invece in grado di venderlo.

Si tratta di una vittoria europea, russa, cinese, iraniana, sullo strapotere di Washington, che forse insegnerà al presidente Donald Trump, di rivedere certe sue posizioni strafottenti e ai falchi che lo circondano, di mettere da parte le strategie false flag per procurarsi nuove guerre.

Luciano Bonazzi

Fonti: al-binaa.com e i link esterni inseriti nel testo