UK: Bande di stupratori nell’Oxfordshire//Rape Gangs in Oxfordshire

Dal Gatestone Institute, riceviamo e pubblichiamo il seguente articolo scritto da Douglas Murray, Pezzo originale in lingua inglese, Rape Gangs: A Story Set in Leafy Oxfordshire
Traduzione di Angelita La Spada, adattamenti a cura della Redazione

  • Qual è il prezzo che è stato pagato, che si sta pagando o che potrebbe essere pagato prima o poi da tutti quei funzionari pubblici che tacitamente o meno hanno consentito che queste atrocità dei giorni nostri continuino, non facendo niente per fermarle?
  • I genitori di alcune delle ragazze abusate hanno raccontato di aver costantemente cercato di dare l’allarme in merito a ciò che stava accadendo alle loro figlie, ma che si sono visti chiudere in faccia ogni porta da parte dello Stato.
  • Se la Gran Bretagna intende rimediare all’onta di questa cultura di “bande organizzate di pedofili”, dovrebbe iniziare cambiando il rapporto rischio/beneficio tra coloro che identificano questi crimini mostruosi e coloro che hanno dimostrato di averli insabbiati.

Dall’arresto di Tommy Robinson, il 25 maggio scorso, “le bande di pedofili asiatici” tornano a fare notizia. Ciò ha riacceso un dibattito sulla questione se le vittime ottengano giustizia e se i perpetratori l’abbiano avuta. In tutto questo manca un elemento chiave. Qual è il prezzo che è stato pagato, che si sta pagando o che potrebbe essere pagato prima o poi da tutti quei funzionari pubblici che tacitamente o meno hanno consentito che queste atrocità dei giorni nostri continuino, non facendo niente per fermarle? I poliziotti, i politici, i dipendenti del consiglio e altri che hanno dimostrato di aver fallito tante volte non sono mai stati condannati al carcere per nessuna delle loro negligenze e forse contro di loro non sono mai state mosse delle accuse penali (e nemmeno accuse di mancata assistenza a persone in pericolo). Tuttavia, è lecito chiedersi se la vita di queste persone, i loro percorsi professionali o anche i loro piani pensionistici abbiano subito anche minimamente gli effetti del loro comprovato fallimento nel far fronte a una delle maggiori piaghe della Gran Bretagna. Stiamo parlando degli stupri di massa di ragazzine perpetrati da adulti spinti (tra le altre cose) dal razzismo, dalla religiosità, dalla misoginia e dal disprezzo di classe.

Forse la carriera professionale successiva allo scandalo delle bande di pedofili di un solo funzionario pubblico potrebbe contribuire a rispondere a questa domanda. Il suo nome è Joanna Simons. Nel 2013, era direttore generale del consiglio della contea dell’Oxfordshire. Fu lei che pilotò il programma di “assistenza sociale” del consiglio per quasi un decennio: vale a dire per tutto il periodo in cui furono perpetrati gli stupri di massa delle ragazzine del posto (successivamente oggetto di un’indagine denominata “operazione Bullfinch”). Tra gli atti di barbarie che sono stati compiuti da uomini del posto erroneamente definiti di origine “asiatica”, c’è anche la marchiatura a fuoco sulla pelle di una delle minori di una lettera “M”. M sta per “Mohammed” e il Mohammed in questione voleva che la gente sapesse che questa ragazza “apparteneva” a lui e in quanto tale era di sua proprietà.

Altre, delle centinaia di vittime, hanno subito orribili abusi. Molte erano affidate alle cure dei servizi sociali. Tra le storie emerse dal caso giudiziario del 2013 all’Old Bailey c’era quella di una ragazza che era stata drogata e violentata da una banda di uomini. La giovane era riuscita a fuggire e a chiamare un taxi che la condusse alla casa famiglia in cui viveva. Il personale della struttura si rifiutò di pagare la corsa del taxi, pertanto il taxista riportò la ragazza all’indirizzo dell’abitazione da dove era appena fuggita e una volta lì la banda la stuprò di nuovo. Non si tratta di un episodio da incubo avvenuto in un paese lontano, o in una città del nord dell’Inghilterra che i mass-media londinesi raramente raggiungono, ma di una storia accaduta nella verdeggiante contea dell’Oxfordshire. I genitori di alcune delle ragazze abusate hanno raccontato di aver costantemente cercato di dare l’allarme in merito a ciò che stava accadendo alle loro figlie, ma che si sono visti chiudere in faccia ogni porta da parte dello Stato.

Dopo che dal processo penale all’Old Bailey emersero particolari come quelli riportati sopra, la Simons realizzò un video che fu pubblicato online dal consiglio della contea dell’Oxfordshire. Negli ultimi cinque anni, meno di 2 mila persone hanno visto questa apologia di 48 secondi. Ma merita un pubblico più ampio. Nel video, la Simons guarda nella telecamera e si scusa con le persone che il consiglio ha tradito, il che la dice lunga sul comportamento che ha prevalso per anni in Gran Bretagna. Dalla prima immagine all’ultima, tutto suona come falso. Il tono e il contenuto del video lasciano credere che la signora Simons si scusi per un ritardo nella locale raccolta dei rifiuti o per i ritardi nella fornitura di sale antigelo da spargere sulle strade in presenza di condizioni meteorologiche avverse. Niente di tutto questo corrisponde all’orrore – l’orrore puro e inimmaginabile – di ciò che è accaduto nella pittoresca e rigogliosa contea dell’Oxfordshire, patria della famosa università di Oxford, la città delle “guglie da sogno”.

In seguito, la Simons fu ospite di Emily Maitlis, presentatrice di Newsnight, storico programma della BBC. Alle domande della Maitlis, la Simons rispose non solo rinnovando le sue scuse per il fallimento del sistema, ma lanciando il messaggio rassicurante che lei e i suoi colleghi del consiglio dell’Oxfordshire avevano “imparato molto”. Quando la Maitlis le chiese se pensava di rassegnare le dimissioni, la Simons rispose: “Mi sono posta delle domande molto difficili”, ma “non darò le dimissioni perché sono fermamente convinta che noi dobbiamo fare tutto il possibile per debellare questi abusi”. Quando la presentatrice le chiese come si sarebbe comportata se i familiari delle vittime avessero reclamato le sue dimissioni, la Simons ricorse a uno di quei belli espedienti politici che consistono nell’eludere la domanda, dicendo – in modo più incisivo di una risposta franca e diretta – che non avrebbe avuto alcuna intenzione di farlo anche se glielo avessero chiesto le vittime e i loro familiari.

Forse il suo desiderio di non lasciare l’incarico era dettato da altri motivi. Quando scattò l’operazione Bullfinch, la Simons percepiva uno stipendio annuale di oltre 196 mila sterline, prima che venissero inclusi altri benefici. Si rammenta che il salario medio annuo nel Regno Unito si attesta a poco più di 27 mila sterline. Lo stipendio annuale del premier britannico ammonta a poco meno di 150 mila sterline l’anno. E così per i suoi fastidi al consiglio della contea dell’Oxfordshire, la signora Simons percepiva uno stipendio considerevolmente più elevato di quello del primo ministro e sestuplicato rispetto alla retribuzione media nazionale.

Sebbene sia riuscita a non dimettersi nel 2013, le rivelazioni sono continuate. Un riesame dell’intero caso è giunto alla conclusione che gli assistenti sociali e la polizia già dal 2005 erano a conoscenza degli abusi di centinaia di ragazzine dell’Oxfordshire, ma non hanno indagato né li hanno considerati un crimine. Nel 2015, il consiglio della contea dell’Oxfordshire decise di abolire il ruolo ricoperto dalla Simons, apparentemente per ridurre i costi. Questa decisione, presa dopo alcuni diverbi interni, fu poi annullata. La Simons finì per dare le dimissioni nel 2015, quando riceveva dal consiglio un compenso di 259 mila sterline. Ricordiamo che il prezzo medio delle abitazioni nel Regno Unito (220 mila sterline) è inferiore al compenso percepito dalla Simons. Pertanto, i risparmi di una vita impiegati dalla maggior parte della popolazione britannica nell’acquisto di una casa potrebbero ammontare a quanto guadagnato dalla Simons in un solo anno.

Molti potrebbero pensare che una persona del genere non torni a presentarsi in pubblico, approfitti del malloppo e sparisca. Ma la contea dell’Oxfordshire non ha fatto a meno della Simons per tanto tempo. Nel luglio 2017, l’organismo che si occupa della promozione del turismo regionale – “Experience Oxfordshire” – annunciò la nomina di Joanna Simons a direttore del proprio consiglio d’amministrazione. Un comunicato stampa che strombazzava la sua nomina affermava che l’esperienza della Simons nel consiglio della contea dell’Oxfordshire l’aveva resa idonea a ricoprire questo ruolo. La Simons si disse anche impaziente “di aiutare a promuovere questo luogo meraviglioso che è l’Oxfordshire per vivere, lavorare e fare turismo”. L’ex presidente del consiglio d’amministrazione, un certo Graham Upton, dichiarò che la Simons apportava al C.d.A. la sua “vasta esperienza”.

La signora Simons è solo una delle tante persone che, nel Regno Unito, per anni, hanno chiuso un occhio sugli stupri di massa ai danni di ragazzine della zona. Ma ovviamente queste persone non sono in prigione. Raramente, forse mai, vengono vilipese o addirittura menzionate nella stampa nazionale. La loro vita non è mai stata sconvolta. Non sono state perseguitate ad ogni passo. Piuttosto – a giudicare da Joanna Simons – queste persone sono state capaci di abbassare la testa per un po’, incassare il colpo per poi riapparire. Se la Gran Bretagna intende rimediare all’onta di questa cultura di “bande organizzate di pedofili”, dovrebbe iniziare cambiando il rapporto rischio/beneficio tra coloro che identificano questi crimini mostruosi e coloro che hanno dimostrato di averli insabbiati.

Douglas Murray è uno scrittore britannico, un analista e opinionista, che risiede e lavora a Londra, in Inghilterra. Il suo ultimo libro, The Strange Death of Europe: Immigration, Identity, Islam, è un best-seller internazionale.