#AmericaIsBack Biden non rispetterà l’accordo di Trump sul ritiro degli USA dall’Afghanistan

Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden, giovedì 25 marzo durante una conferenza stampa alla Casa Bianca, a una domanda sul ritiro degli Stati Uniti dall’Afghanistan ha risposto che “Sarà difficile rispettare la scadenza del 1° maggio”.

I 2.500 militari statunitensi presenti in Afghanistan, in base all’accordo siglato dall’ex presidente Donald Trump con i talebani, avrebbero dovuto ritirarsi il 1° maggio. Inoltre Biden ha detto che l’accordo non sarà rispettato per ragioni tattiche [?]: “La mia domanda è di come e in quali circostanze rispetteremo l’accordo firmato dal presidente Donald Trump… è un accordo che non sembra poter essere risolto…”. Fin dal suo ingresso alla Casa Bianca, in seguito alla sua elezione avvenuta nel sospetto di brogli elettorali, Biden ha avviato la revisione dell’accordo firmato nel febbraio 2020 sul cessate il fuoco e il ritiro delle truppe di occupazione USA: grazie a quell’accordo, l’ex presidente Trump riuscì a pacificare i talebani.


Il Generale Richard D. Clarke nel corso di un’audizione al Senato. Foto inhofe.senate.gov

Allo stato attuale, diversi dirigenti dell’amministrazione guerrafondaia presieduta da Biden, si sono impegnati a diffondere ai media compiacenti, voci non provate su presunte violazioni del cessate il fuoco da parte dei talebani. L’intenzione dell’industria bellica statunitense è quella di diffondere notizie infondate sulla violazione del patto da parte dei Talebani. Questa nostra impressione è confermata dalle parole del generale Richard Clarke, comandante di tutte le forze speciali statunitensi che in sintesi ha dichiarato: “È chiaro che i talebani non hanno… ridotto la [loro condotta] violenta… È chiaro che hanno… aumentato le loro violenze da quando sono stati firmati gli accordi di pace”.

L’ex consigliere per la sicurezza nazionale USA Zbigniew Brzezinski nel 1981, con un giovane Osama bin Laden leader di Al-Qaeda, allora utilizzato dalla Casa Bianca in chiave antisovietica.

 

Anche altri funzionari hanno messo in dubbio l’impegno dei talebani a garantire la cacciata dei terroristi di Al-Qaeda – finanziati e armati dagli USA, NDR -. Ma nonostante tali dichiarazioni, i dirigenti talebani, che intendono diventare un normale partito politico, insistono affinché Washington onori l’accordo. In risposta alle accuse di collaborazionismo con Al-Qaeda, il portavoce dei talebani Zabihullah Mujahid, all’inizio della settimana aveva dichiarato: “È scritto chiaramente nell’accordo che l’America ritirerà tutte le sue truppe dall’Afghanistan entro il 1 maggio, e chiediamo loro di aderire rigorosamente alla scadenza concordata. Nel caso in cui gli americani non rispettino i loro obblighi e abbandonino l’accordo, i talebani saranno costretti a difendere l’Afganistan e prendere in considerazione tutte le altre opzioni per spingere le truppe straniere fuori dal paese”.

A confermare il fatto che con l’avvento degli imperialisti “Democratici”, gli Stati Uniti continueranno a occupare militarmente il paese asiatico, è stato Adam Smith. Nel suo ruolo di presidente dello House Armed Services Committee, nel corso di un summit virtuale sulla politica estera ha detto che in base alle sue relazioni con la Casa Bianca e il Pentagono egli ha “la sensazione generale che il 1 maggio sia troppo presto… correre per uscire alla rinfusa [?] è pericoloso. non vogliamo lasciarci alle spalle un mucchio di attrezzature militari di alta qualità… “

Le truppe di occupazione in Afganistan

 

Se gli USA dovessero ritirarsi alla scadenza del 1° maggio, oltre ai 2.500 militari statunitensi, dovrebbero andarsene anche i 7.000 soldati della NATO, tra i quali vi sono 800 militari italiani, presenti in violazione alla Costituzione della Repubblica. Oltre ai propri soldati, l’Italia ha portato in Afghanistan 145 mezzi terrestri e 8 mezzi aerei, pagati da tutti i contribuenti, anche da quelli che vorrebbero il rispetto dell’articolo 11 della Costituzione o semplicemente sono amanti della pace.

“L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.”

Il neo segretario di Stato democratico Antony Blinken, parlando a nome dei veri “proprietari” dell’Alleanza Atlantica, cioè gli Stati Uniti, ha accennato al ritiro dall’Afghanistan. Pochi giorni fa, nel corso di un incontro tenutosi a Bruxelles con i ministri degli esteri dei paesi NATO, presente anche il tapino Luigi Di Maio ha ordinato: “Siamo entrati insieme, ci siamo adattati insieme e quando sarà il momento giusto, partiremo insieme. Decisioni tattiche a parte, siamo uniti ai nostri alleati della NATO nel cercare di porre fine in modo responsabile a questo conflitto e di rimuovere le nostre truppe… come siamo collettivamente determinati a garantire che l’Afghanistan non diventi mai più un rifugio sicuro per i terroristi che potrebbero minacciare gli Stati Uniti o i nostri alleati”.

Le truppe americane proteggono l’oppio afgano. Sembra venga utilizzato dalla CIA per sfuggire al controllo del Senato e finanziare le operazioni coperte

 

All’inizio di questo mese, il falco John Sopko, ispettore generale speciale per la ricostruzione dell’Afghanistan SIGAR, nominato nel 2012 dall’ex presidente Barack Obama, ha chiesto alle truppe USA di non ritirarsi. Sopko è famoso per essere un cane da guardia degli Stati Uniti, come quelli che vediamo in certi film hollywoodiani, pronto a compiere qualsiasi nefandezza in nome della pseudo democrazia malata che governa gli USA: “Potrebbe non essere un’esagerazione [Affermare] che se l’assistenza straniera viene ritirata e i negoziati di pace falliscono, le forze talebane potrebbero essere alle porte di Kabul in breve tempo”. Oltre al rischio militare, Sopko ha poi parlato in soldoni, affermando che la partenza dei 18.000 appaltatori e formatori, come previsto dall’accordo di Trump, sarebbe devastante per chi ha investito in questi settori. In ballo ci sono fiumi di denaro investiti nella ricostruzione dell’Afghanistan, dopo le distruzioni perpetrate dagli invasori USA-NATO durante l’invasione. Sopko ha concluso: “Il governo afghano fa molto affidamento su questi appaltatori e formatori stranieri per funzionare. Nessun aereo afghano da combattimento sarà efficace senza il loro supporto”.

In conclusione, l’Afghanistan Socialista, alleato dell’ex URSS, demolito dagli Stati Uniti, vide Zbigniew Brzezinski, consigliere per la sicurezza nazionale USA del presidente Jimmy Carter, finanziare i terroristi di Al-Qaeda guidati da Osama bin Laden per sovvertire il legittimo governo. Con l’aiuto degli Stati Uniti, quel governo cadde è l’Afghanistan piombò nel medio evo. Oggi gli Stati Uniti non sapendo porre rimedio alle proprie colpe, continuano a occupare quel paese asiatico, relegandolo a un’epoca oscura, dove le donne vengono frustate, lapidate e segregate: tutto ciò nell’indifferenza della sedicente democratica Casa Bianca.

Luciano Bonazzi

Fonti: varie, i link esterni inseriti nel testo e gli articoli precedenti che trovate QUI