#GuerraUsaRussia Wagner: una rivolta finita a tarallucci e vino

Evgenij Prigožin e i combattenti della Compagnia Wagner dopo la liberazione di Bakhmut/Artemivsk

Lo scorso 24 Giugno 2023, il flusso di menzogne e propaganda dei media occidentali, si è interrotto dando la notizia dirompente della rivolta dei combattenti della Compagnia di Contractors Wagner. Facendo un riepilogo, partiremo dal dato che al momento della rivolta, l’Operazione Speciale in Ucraina era giunta al suo 487esimo giorno. Nell’arco di oltre un anno, il conflitto è proceduto con inesorabile lentezza, stante la volontà del Presidente Vladimir Putin di limitare le inevitabili morti e distruzioni da ambo le parti. Durante questo conflitto, abbiamo imparato a conoscere Battaglioni Nazisti ucraini e internazionali, come l’Azov, l’Aidar e altri, composti da neonazisti provenienti da tutto il mondo. Fondamentale è stata soprattutto apprendere della presenza dei militari della NATO, se-dicenti consiglieri o mercenari, tutti dati che testimoniano il fatto che la Russia sta tenendo testa a una quarantina di eserciti occidentali.

Mentre tale feccia combatte dalla parte della Giunta Nazista di Kiev, al fianco della Russia sono schierati i reparti d’élite ceceni, che nonostante i media mainstream fingano di ignorarlo sono russi anch’essi, ma anche volontari provenienti dai paesi dell’ex Blocco Sovietico e combattenti antinazisti giunti da molti paesi occidentali, compresa una squadra di coraggiosi italiani. Oltre a questi abbiamo conosciuto i contractors dell’Esercito Privato Wagner, il cui titolare è l’imprenditore Evgenij Prigožin. Inutile dire che l’uso di compagnie private come la Wagner, demonizzazioni mediatiche a parte, è ampiamente utilizzato da USA e NATO con compagnie come la ex Blackwater, Academi, Aegis e altre. Ma cosa è accaduto? Perché Prigožin e i suoi combattenti Wagner si sono ribellati? Come dichiarato dall’analista militare statunitense Edward Luttwak, la rivolta va intesa come una ribellione sindacale. Pertanto quanti in occidente parlavano di Golpe Militare anti-Putin, hanno preso l’ennesimo abbaglio, e che Prigožin e i suoi uomini restano patrioti russi fedeli a Putin.

Il problema che la Wagner denuncia da tempo, riguarda un certo boicottaggio da parte dei vertici della difesa russa nei suoi confronti. Più volte Prigožin si è lamentato per la mancata consegna di munizioni, ma anche per alcuni episodi di Fuoco amico, dovuti all’incompletezza dei dati sugli obbiettivi da bombardare. Ecco dunque che, dopo l’ennesimo episodio del genere, la Wagner si è messa in marcia verso Mosca, dove  Evgenij Prigožin voleva chiedere il licenziamento del Ministro della Difesa, il generale Sergej Šojgu. Mentre il dramma era in pieno svolgimento, il quotidiano Repubblica, il cui proprietario Elkan ha interessi nell’industria bellica, rilanciava le parole del gerarca ucraino Mykhailo Podolyak: “Non poteva che finire così, ce lo aspettavamo, le prossime ventiquattro ore saranno decisive per le sorti della Russia: fine di Putin”.

Contemporaneamente, gli USA decidevano di bloccare le sanzioni contro Wagner, che stando alla Casa Bianca sono colpevoli di combattere i terroristi islamici in Africa, contribuendo all’espansione di Mosca, Pechino e dell’Organizzazione BRICS nel continente. Nelle ore febbrili della rivolta, alcuni rari osservatori rilevavano che in Ucraina proseguivano i raid delle Forze Aerospaziali Russe contro i combattenti della Giunta di Kiev e i loro alleati della NATO. A questo punto, è entrato in scena il Presidente bielorusso Aljaksandr Lukashenko, il quale ha trattato direttamente con Prigožin come parte terza. Non si sa quali garanzie abbia fornito Lukashenko e cosa abbia detto al proprietario della Wagner, ma subito la rivolta si è fermata e Prigožin e i suoi, hanno lasciato la città di Rostov, tra gli applausi e le strette di mano dei cittadini.

Infine, la situazione si è dissolta nel nulla, era come se nulla fosse, il che ha gettato nello sconcerto tutto il mainstream occidentale. Sembra evidente che le parti russe in causa hanno deciso di lavare i panni sporchi in famiglia. Ora probabilmente ci saranno cambiamenti radicali nella prosecuzione del conflitto ucraino, forse il generale Sergej Šojgu verrà licenziato o il suo potere ridimensionato. In ogni caso la lezione che dovrebbero comprendere gli Stati Uniti e i loro alleati, è che spodestando il moderato Putin, non gli subentrerebbe il detenuto per truffa e appropriazione indebita Aleksej Navalny, ma uno dei tanti mastini della guerra russi, pronti a premere il pulsante dell’atomica. Pertanto sarà opportuno che la Casa Bianca e i vari fascistelli guerrafondai Polacchi, Baltici ecc. si tranquillizzino, semmai c’è stata una vera rivolta contro il Presidente Vladimir Putin, ebbene, come si suol dire, è finita a tarallucci e vino.


Raccolta Firme Referendum

Invitiamo nuovamente i lettori a partecipare alla raccolta firme contro l’invio di armi italiane in Ucraina. La raccolta si svolge ai banchetti dislocati in varie città, oppure presso gli URP dei comuni o quartieri. Ma anche online clicca QUI oppure QUI, con le credenziali SPID o firma elettronica o CIE. Bisogna tener presente che c’è tempo fino al 17 luglio 2023, quando le firme non potranno più essere raccolte, consigliamo tutti di organizzarsi per tempo.

Grazie, Col. Luciano Bonazzi

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