#Bolsonaro: uno strano fascista


Il nuovo Presidente del Brasile Jair Bolsonaro. foto: sorocabanices.com.br

Il Brasile, paese più popoloso dell’America Latina e co-fondatore del blocco dei BRICS, ha un nuovo presidente: Jair Messias Bolsonaro.

Bolsonaro è nato a Glicério, San Paolo, da Perci Geraldo Bolsonaro e Olinda Bonturi, entrambi di origine italiana. I nonni paterni erano Veneti, provenienti da Anguillara in provincia di Padova. Il cognome originario sarebbe Bolzonaro, ma forse per errori di trascrizione, la Z venne sostituita dalla S. I nonni materni del neo presidente, erano invece toscani di Lucca. La famiglia Bolsonaro è presente in Brasile dalla seconda metà del 1800.

Classe ’55, dopo la scuola superiore è entrato all’Accademia Militare das Agulhas Negras a Resende, diplomandosi nel 1977 in artiglieria. Come ufficiale di carriera, ha servito nei reparti di artiglieria ed è anche un parà. Congedatosi col grado di capitano della riserva nel 1988, si dette alla politica e venne eletto consigliere comunale a Rio De Janeiro.

Bolsonaro si è sposato tre volte, ha cinque figli e come molti eterosessuali vecchia maniera, è poco tollerante con gli omosessuali e talvolta si è lasciato andare a battute maschiliste sulle donne.

Bolsonaro e il fascismo.

Se un tempo, chi era comunista etichettava le persone di destra fasciste, la pseudo-sinistra che ha rigettato il comunismo e abbracciato il neoliberismo è usa etichettare qualsiasi tradizionalista come “fascista”. Questo epiteto, nel caso di chi resta fedele alle idee della vera sinistra, cioè se è comunista, viene declinato in “populista”.

Ora, tutta l’America Latina è machista e generalmente omofoba [vedi anche Che Guevara NDR], ma anche la società islamica la pensa allo stesso modo. Tale mentalità, diffusissima anche nella società italiana, fino a trent’anni fa era assolutamente trasversale, la pensavano così a destra al centro e a sinistra. A essere cambiati, siamo noi individualmente che abbiamo elaborato e modificato quei concetti.

Vecchio manifesto comunista

A conti fatti, se quanti la pensano a quel modo sono fascisti o populisti, almeno sei miliardi e mezzo di esseri umani su sette miliardi, la pensano così: tutti da appendere?

Il peso delle parole.

Etichettare la maggioranza dell’umanità come fascista, ci appare un’enormità, è sbagliato e controproducente. Udire ultra-capitalisti come Laura Boldrini, Pierluigi Bersani, Oliviero Toscani e tanti altri neoliberisti, vomitare epiteti contro chi non condivide le loro chimeriche utopie, ci induce a domandarci se questi abbiano perso totalmente il contatto con la realtà e non necessitino piuttosto di un TSO.

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Così come Pierino, a forza di gridare “Al Lupo, al Lupo”, perse di credibilità e venne divorato dal lupo nell’indifferenza generale, altresì, a forza di gridare al fascista contro chiunque ragioni normalmente, si rischia di perdere del tutto il consenso e la credibilità.

Concretamente, con la vittoria di Jair Bolsonaro, non vincono idee di estrema destra. In democrazia, non potrà commettere stragi, tortura, pulizia etnica, suprematismo bianco come in una dittatura militare, anzi le sue idee, quelle che hanno conquistato gli elettori brasiliani, rispondono al bisogno di cacciare dalle aziende statali, l’establishment corrotto che le ha occupate.

Il Brasile era stato occupato da una pseudo sinistra, che accettava supinamente le politiche neoliberiste di austerità e non ridistribuiva la ricchezza alle masse proletarie. Chi ha eletto Bolsonaro col 55% di consenso, chiede di essere difeso dalla globalizzazione turbo-capitalista e di avere più giustizia sociale.

Paradossalmente, nella storia del ‘900, la difesa del proletariato, venne garantita dai Bolscevichi, dai Rivoluzionari Cubani e dall’Esercito Popolare Cinese. Oggigiorno, abbiamo questi “fascisti”, questi “populisti” che hanno raccolto il testimone della difesa del popolo dai soprusi del padronato mondialista. Altrettanto singolare che in Russia, Stati Uniti, oggi in Italia e ora anche in Brasile, vincono destre o raggruppamenti populisti pesantemente influenzati da economisti keynesiani e intenzionati a redistribuire la ricchezza dopo anni di austerità, ovvero bassa macelleria sociale.

Davvero curioso, da un punto di vista Bolscevico, vedere che idee socialiste come quelle di Keynes non vengono portate avanti sventolando bandiere rosse: corsi e ricorsi della storia.

«Il capitalismo non è intelligente, non è bello, non è giusto, non è virtuoso e non mantiene le promesse. In breve, non ci piace e stiamo cominciando a disprezzarlo. Ma quando ci chiediamo cosa mettere al suo posto, restiamo estremamente perplessi.» John Maynard Keynes, Autosufficienza nazionale, 1933

Luciano Bonazzi