#Covid19 Fondazione Nazionale Commercialisti: aumentano povertà e tasse

 

Autore: CARLO HERMANN Ringraziamenti: AFP

 

Una recente indagine dell’Osservatorio del Consiglio e della Fondazione Nazionale dei Commercialisti ha rilevato che nonostante i vociferati aiuti statali, la povertà è in aumento. In base ai dati, alle precedenti famiglie povere se ne sono aggiunte altre 333mila colpendo in particolare quelle con minori. Al contempo la pressione fiscale che grava sulle famiglie è salita al 18,9%. In totale vi è stato un aumento generale delle imposte pari al 43,1% con un incremento di 0,7 punti. Secondo lo studio, dal 2011 a oggi il Prodotto interno lordo (Pil) è aumentato di 2,8 miliardi di euro, mentre la pressione fiscale delle famiglie è aumentata di 46 miliardi. Il 50% dell’incremento delle tasse sulle famiglie è ascrivibile a Irpef e Imu. A partire dal 2011, il gettito Irpef è cresciuto di 11,7 miliardi di euro con un +7,2% e quello dell’IMU di 11,1 miliardi facendo registrare un incremento percentuale pari, addirittura, al 120% .

Se poi all’Irpef si sommano le addizionali locali, l’aumento è stato di 17 miliardi di euro. In controtendenza invece il gettito dell’Iva che ha avuto un incremento di “soli” 1,2 miliardi di euro. Rispetto al 2019 le conseguenze della pandemia hanno spinto 333 mila famiglie nella povertà assoluta con un aumento del 20%. Nonostante questi danni economici causati dalla crisi pandemica la pressione fiscale non è calata ma è addirittura cresciuta. Nel 2021, mentre queste famiglie superavano la soglia della povertà fissato dall’Istat, la pressione fiscale generale cresceva di 0,7 punti di Pil. L’incremento non è stato per così dire intenzionale, ma è stato causato dai rigidi automatismi delle imposte dirette, sui quali il governo Conte ha pensato o ritenuto di dover intervenire.

Il dato che emerge dall’Osservatorio Commercialisti traccia sia il bilancio dal primo anno di pandemia, che quello dei dieci anni di crisi globale ed evidenzia che nel 2020 sia le tasse che il Pil si sono ridotti. In particolare il Pil è calato del 7,8%, le entrate fiscali delle famiglie sono scese del 3,2% e le altre entrate fiscali si sono ridotte dell’8,7%. Così, mentre la pressione fiscale generale è salita, quella delle famiglie è addirittura aumentata. Nel complesso, i Commercialisti segnalano il paradosso, che di pari passo all’aumento della povertà, si registra un incremento dei depositi bancari delle famiglie e che in pratica la gente non spende. Certamente i cittadini hanno speso meno durante il lockdown e successivamente a causa del clima generale d’incertezza. In ogni caso, l’effetto finale colpisce le famiglie, sulle quali è ricaduto il peso dello shock fiscale del 2011 e del successivo aggiustamento di bilancio.

Quello che molti dimenticano è il fatto che nel 2011, vi fu una manovra di bassa macelleria sociale con l’imposizione di vincoli fiscali in ossequio all’Unione Europea. Quella manovra oltre a colpire i pensionandi e pensionati tagliò drasticamente la nostra sanità. Curiosamente, guardando in televisione le colonne di camion dell’Esercito Italiano che trasferivano i cadaveri ai forni crematori, nessuno ha pensato che con un sistema sanitario integro molti di loro si sarebbero salvati.

Col. Luciano Bonazzi