#GlobalCompact Il Patto scellerato, in Belgio si dimette il premier


In Belgio, parzialmente censurate dal mainstream, continuano le proteste contro le politiche di austerità dell’Unione Europea, ma anche per opporsi al Patto sull’immigrazione delle Nazioni Unite. Liquidare la protesta con le solite etichettature Sovraniste/Populiste, nel caso specifico del Belgio sarebbe una mera speculazione politica.

Il Regno del Belgio, è uno stato federale ripartito tra il 58% di Fiamminghi, Valloni per il 32% della popolazione, oltre a una piccola comunità germanofona del 10%. Ciascuno dei gruppi etnici belgi, avendo lingue e storie nettamente diverse, vive in parti specifiche del paese ovvero: non litigano più di tanto, ma sono gelosi delle loro peculiarità.

Ogni singola autonomia, gestisce direttamente l’istruzione scolastica e culturale dei residenti nelle tre Comunità del Belgio. Fondamentalmente, le regioni autonome sono fortemente identitarie e pur non essendo intolleranti, vivono con forte preoccupazione qualsiasi tipo di contaminazione culturale. La ripartizione federale del regno, rappresenta un compromesso, che consente al paese di non spaccarsi in tre parti.

È in quest’ottica, che va inquadrata la rivolta contro il primo ministro Charles Michel, sfiduciato e dimissionario, dopo aver tentato d’imporre il Global Compact for Safe, Orderly and Regular Migration delle Nazioni Unite. A fronte della decisione istituzionale, la popolazione belga dei tre gruppi etnici, davanti alla minaccia per le loro autonomie, si è riversata nelle strade di Bruxelles

I manifestanti inferociti, si sono scontrati con la polizia antisommossa posta a difesa del Palazzo Berlaymont, sede la Commissione europea. Diverse finestre dell’edificio, sono state frantumate dal lancio di pietre. La rabbia è il risultato della frustrazione dei cittadini che sono stati lasciati all’oscuro sulla decisione da parte delle loro istituzioni. Un rappresentante dei manifestanti intervistato, ha dichiarato che:  ” …la popolazione doveva essere consultata prima di adottare il patto di migrazione”.

Il Patto di migrazione delle Nazioni Unite, stabilisce che la migrazione è un diritto umano, in base a questo principio, le nazioni perderebbero il controllo degli ingressi. Osservando l’emergenza migratoria di questi anni, l’ingresso incontrollato permetterebbe a criminalità organizzata, mafie e terroristi, d’infiltrarsi mescolandosi alla maggioranza di immigrati ben intenzionati.

L’attenzione dei cittadini per questa tematica, è testimoniata dall’ascesa dei cosiddetti movimenti “populisti” e “sovranisti”. Il popolo è disgustato dalle decisioni che per decenni le istituzioni neoliberiste gli hanno calato sulla sua testa.  Se noi cittadini eravamo stati rieducati affinché lor signori decidessero al nostro posto, vergognandoci persino dei nostri dubbi, oggi il vento è cambiato.

I globalisti vorrebbero esporci a esodi biblici, all’assalto di autentiche orde umane, senza tener conto che i nostri paesi attraversano gravi difficoltà economiche. Designando l’immigrazione indiscriminata un “diritto umano” estensibile a chiunque non sia un profugo o perseguitato, porterebbe le nostre società al crollo totale del patto sociale. Già da ora, l’ingresso speculativo di migranti quale manodopera a basso costo, da parte dei capitalisti europei, ha mortificato i salari e demolito i diritti acquisiti dai lavoratori in quasi due secoli di lotta proletaria.

L’adesione al Patto di migrazione delle Nazioni Unite sottintende l’accettazione di una migrazione aperta. I paesi firmatari, si sono impegnati a lasciar scegliere a qualunque tipologia di migrante, il paese che ritiene più adatto alle sue esigenze e stabilirvisi. Il Patto sottintende che lo stato nel quale il migrante si stabilirà, dovrà assicurare assistenza sanitaria, risorse economiche di sostegno, casa e lavoro. Il patto omette di parlare di accettazione delle norme dello stato laico, rispetto ad altre leggi, come ad esempio la Sharia.

La protesta belga contro il Global Compact, come quello di altri popoli scettici o contrari, non va quindi etichettata come Sovranista/Populista, ma una forma di Resistenza identitaria. L’unica migrazione consentita deve essere quella controllata, diluita nella società, basata sull’integrazione dell’ospite all’interno della comunità ospitante. Se non si tiene conto di questo aspetto fondamentale, fiamminghi, valloni, germanofoni e tutti gli altri popoli, compresi i nostri, saranno sopraffatti, cancellati dalla faccia della terra e dimenticati nel giro di pochi decenni.

Luciano Bonazzi