Siria: Mentre Assad accorre in difesa dei Curdi traditi dagli USA, la Russia crea zone cuscinetto per evitare scontri tra esercito siriano e invasori turchi

Le forze governative siriane entrano nella città settentrionale di Ain Issa. foto haramoon.com

I corsi e ricorsi della storia sono incredibili, soprattutto nel medio-oriente tormentato dalle dissennate politiche di Washington, in particolare quando il governo era nelle mani dei clan Clinton, Bush e Obama. Gli Stati Uniti, un quinquennio fa, assegnarono ai curdi il cosiddetto Rojava, un territorio arabo-siriano che non rientra nei territori curdi.
A sinistra gli insediamenti storici curdi in Siria, a destra il Rojava, in rosso i territori curdi, in verde le zone arabe annesse.

Forti del sostegno USA, da cinque anni i curdi impedivano al legittimo governo della Repubblica socialista siriana, l’accesso all’area araba che si erano annessi. Non si tratta di prendersela coi curdi, che meritano rispetto, ammirazione e solidarietà, ma le città e le case di quel territorio hanno legittimi proprietari arabo-siriani, oggi profughi, che vi rientreranno alla fine del conflitto.

Dopo il tradimento da parte degli Stati Uniti e pressati dall’invasione turca, i curdi hanno infine chiesto aiuto al presidente Bashar al-Assad e questi ha inviato l’esercito in loro aiuto. Dopo anni di assenza, l’esercito siriano è ora chiamato a proteggere i propri cittadini di etnia curda, fermare l’espansionismo del governo turco e ristabilire la sovranità di Damasco nel nord-ovest della Siria.

Le prime unità siriane sono entrate nella città di Al-Raqa e ne hanno assunto il controllo, installandovi punti strategici di osservazione. Poco prima della presa di Al-Raqa, le truppe erano riuscite a salvare gli abitanti e la città di Mabij, sul confine tra Siria e Turchia, con una mossa strategica che ha prevenuto l’avanzata delle truppe turche su quell’area. L’area tornata sotto il controllo siriano, che attualmente supera i 1.000 chilometri quadrati, comprende due centrali idroelettriche e diversi ponti lungo il fiume Eufrate.

La Russia, che al contrario degli USA si trova in Siria su incarico delle Nazioni Unite e invito del governo di Damasco, ha intanto dichiarato che non permetterà scontri armati tra le forze turche e siriane.L’inviato speciale del Cremlino per la Siria, Aleksandr Lavrentyev il ​​15 ottobre ha dichiarato che un simile scontro sarebbe “semplicemente inaccettabile, non permetteremo che ciò accada”. Nel frattempo, l’esercito russo ha creato zone cuscinetto nei punti di frizione tra forze siriane e turche fuori dalla città settentrionale di Manbij e a ovest del fiume Eufrate.

La Turchia ha lanciato la sua offensiva contro le forze SDF a guida curda, che Ankara considera un’organizzazione terroristica. Nella prima settimana dell’offensiva turca, sono stati uccisi più di 150 combattenti curdi. Da parte sua, Ankara ha affermato che sei dei suoi soldati sono morti.
Attualmente, secondo l’International Organization for Migration (IOM), gli sfollati in fuga sarebbero circa 190.000, in parte sono diretti nel territorio controllato da Damasco, dove sono state approntate le strutture di accoglienza, mentre altri stanno andando in Iraq.

Luciano Bonazzi

 

Fonti: telesurtv.net e globalsecurity.org