#UK: Rifugiati cristiani discriminati//Christian Refugees Discriminated

Dal Gatestone Institute, riceviamo e pubblichiamo il seguente articolo di Judith Bergman, Pezzo originale in lingua inglese, UK: Discrimination against Christian Refugees, Traduzioni di Angelita La Spada, adattamenti a cura della Redazione. foto www.religiousfreedomnews.com

Regno Unito: Discriminazione contro i profughi cristiani

  • Nel primo trimestre del 2018, le Nazioni Unite hanno raccomandato alla Gran Bretagna di accogliere 1.358 profughi siriani, dei quali solo quattro erano cristiani. Ne sono stati accettati soltanto 1.112, tutti musulmani, e i cristiani sono stati rifiutati.
  • “Come dimostrano ampiamente le statistiche dell’anno scorso, non si tratta di un errore statistico, ma di una forma di discriminazione che il governo ha l’obbligo legale di contrastare con misure concrete.” – Lord David Alton di Liverpool, in una lettera inviata al ministro dell’Interno del Regno Unito Sajid Javid.
  • Quali iniziative specifiche, a parte le parole vane, il governo del Regno Unito intende prendere per riparare ai danni già fatti e per evitare che questo succeda di nuovo?

Il governo britannico di recente ha deciso che vorrebbe dare l’impressione che si preoccupi dei cristiani perseguitati. Il 18 luglio, la premier Theresa May ha detto in Parlamento quanto segue: “Come governo, siamo con i cristiani perseguitati in tutto il mondo e continueremo a sostenerli. È difficile comprendere che oggi si vedono ancora persone che vengono aggredite e uccise a causa del loro Cristianesimo, ma dobbiamo riaffermare la nostra determinazione a difendere la libertà delle persone di tutte le religioni e credi e a batterci affinché esse possano praticare la loro fede in pace e sicurezza”.

Il governo britannico ha persino di recente nominato il suo primo inviato speciale per la libertà di religione o di credo, ed è Lord Tariq Ahmad di Wimbledon, un ex ministro. Secondo il governo, il ruolo “promuoverà la ferma posizione del Regno Unito sulla tolleranza religiosa all’estero, contribuendo a combattere la discriminazione religiosa nei paesi in cui le minoranze religiose sono vittime di persecuzioni”.

La premier May ha affermato che darà il suo “sostegno [a Lord Ahmad] in questo nuovo ruolo che lo impegna a lavorare con i gruppi confessionali e i governi di tutto il mondo per sensibilizzare sulle persecuzioni religiose e su cosa fare per eliminarle”. Forse il Regno Unito non dovrebbe avere tanta fretta di fare la predica agli altri, quando sembra che non stia facendo molto nel paese per aiutare i cristiani siriani, che sono tra i più perseguitati per la loro fede da quando è iniziata la guerra civile in Siria sette anni fa.

Secondo le informazioni ottenute dal Ministero dell’Interno britannico da parte dell’organizzazione benefica Barnabas Fund, l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR), nel primo trimestre del 2018, ha proposto alla Gran Bretagna di accogliere 1.358 profughi siriani, dei quali solo quattro erano cristiani (nessun yazida era presente nella lista). Il Ministero dell’Interno britannico ha accettato di ricollocarne soltanto 1.112, tutti musulmani, e ha rifiutato di accogliere i quattro cristiani.

Questa decisione è stata presa nonostante il fatto che circa il 10 per cento della popolazione siriana prima del 2011 era costituito da cristiani – una percentuale che sarebbe scesa al 5 per cento. In Siria, c’erano inoltre circa 70 mila yazidi. Yazidi e cristiani sono stati i gruppi più ferocemente presi di mira dall’Isis in Siria e in Iraq. Per di più, nel 2017, secondo la Barnabas Fund, l’UNHCR propose al Regno Unito di accogliere 7.060 siriani per ricollocarli nel paese, e di questi solo 25 erano cristiani e 7 yazidi. Il Ministero dell’Interno britannico finì per accettarne 4.850 – dei quali soltanto 11 erano cristiani.

Se è vero che il Regno Unito sembra favorire i rifugiati musulmani a quelli cristiani, la responsabilità non è solo sua. Lord David Alton di Liverpool, che detiene la carica di pari a vita alla Camera dei Lord, ha scritto in una lettera indirizzata al ministro dell’Interno Sajid Javid: “C’è una diffusa convinzione, giustificata o meno, tra le minoranze religiose della Siria che l’UNHCR intenda discriminarle. Il Regno Unito ha l’obbligo legale di garantire che non si chiuda un occhio sulla discriminazione diretta o indiretta da parte delle Nazioni Unite. È ampiamente riconosciuto che i cristiani, i quali prima della guerra costituivano circa il 10 per cento della popolazione siriana, sono stati presi di mira specificamente dai ribelli jihadisti e continuano a essere a rischio. …Come dimostrano ampiamente le statistiche dell’anno scorso, non si tratta di un errore statistico, ma di una forma di discriminazione che il governo ha l’obbligo legale di contrastare con misure concrete.

Senza dubbio, sembra esserci “una forma di discriminazione” che è in atto almeno dal 2015. Secondo la Barnabas Fund, l’UNHCR, nel 2016, propose al Regno Unito di accogliere 7.499 profughi, dei quali solo 27 erano cristiani e 5 yazidi. La stessa cosa accadde nel 2015, quando l’agenzia delle Nazioni Unite chiese alla Gran Bretagna di accogliere 2.637 rifugiati, 43 dei quali erano cristiani e 13 yazidi. Nel dicembre 2015, Nina Shea, a capo del Center for Religious Freedom dello Hudson Institute, chiese all’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati, all’epoca António Guterres, di spiegare il numero sproporzionatamente basso di siriani cristiani ricollocati all’estero dall’ONU. “Guterres ha dichiarato che in genere i cristiani della Siria non dovrebbero essere ricollocati, perché fanno parte del ‘Dna del Medio Oriente'”, scrive la Shea.

Quanto asserito da Guterres è una schietta ammissione dell’evidente disprezzo mostrato dalle Nazioni Unite per le vite dei cristiani, anche perché nove mesi prima, nel marzo 2016, il segretario di Stato americano John Kerry aveva affermato: “L’Isis è responsabile del genocidio contro i gruppi che si trovano nelle aree sotto il suo controllo, gruppi tra i quali ci sono gli yazidi, i cristiani e i musulmani sciiti”. Le stesse Nazioni Unite dichiararono nel settembre 2005: “Al vertice mondiale delle Nazioni Unite, tutti gli Stati membri hanno formalmente accettato la responsabilità di ogni paese di proteggere la propria popolazione da genocidi, crimini di guerra, pulizie etniche e crimini contro l’umanità. [Al summit] i leader mondiali si sono anche detti d’accordo che quando ogni Stato non adempie a questo compito, tutti gli Stati (la ‘comunità internazionale’) sono responsabili di averli aiutati a proteggere la gente minacciata da tali crimini”.

La presunta discriminazione contro i cristiani da parte del Regno Unito e dell’UNHCR è ancor più inquietante alla luce degli studi che rilevano che il Cristianesimo è la religione più perseguitata al mondo. I cristiani sono “la comunità religiosa maggiormente colpita, quella che subisce terribili persecuzioni a livello globale”, secondo uno studio congiunto del Center for Ethics and Culture, del Religious Freedom Institute della University of Notre Dame e del Religious Freedom Research Project della Georgetown University. A giugno, la nona edizione del rapporto del Pew Research Center sulle restrizioni religiose globali ha riscontrato che il Cristianesimo è ancora la religione più perseguitata al mondo, con i cristiani che sono molestati in più paesi (144) rispetto a qualsiasi altro gruppo.

Alla luce di questi fatti, è chiaro, come afferma Lord Alton nella sua lettera, che il Regno Unito abbia effettivamente “chiuso un occhio” da molti anni sul dramma dei profughi cristiani (e yazidi). Ora che la May ha annunciato che il governo sta dalla parte dei cristiani perseguitati in tutto il mondo, rimane la domanda: quali iniziative specifiche, a parte le parole vane, intende prendere il governo del Regno Unito per riparare ai danni già fatti e per evitare che questo succeda di nuovo?


Judith Bergman è avvocato, editorialista e analista politica.