Le massicce sconfitte subite dall’ISIS o Daesh-IS, hanno privato i terroristi della nazione che avevano instaurato in Iraq e Siria. Il Califfato era uno stato strategico, parte di una guerra ibrida degli USA contro la Russia, creato per rovesciare il presidente Assad e sottrarre a Mosca la Siria, suo importante partner economico-militare in Medio Oriente: un po’ come la Libia per l’Italia.

Il senatore Jon McCaine con il leader di Al-Qaeda e il futuro Califfo ISIS: da un servizio della CNN

Se il Califfato è stato sconfitto, ci sono voluti ben cinque anni, restano comunque i reduci, truppe perfettamente addestrate da USA e NATO. Nelle sue precedenti esperienze di utilizzo dei terroristi, il Pentagono aveva provveduto a riciclarli per altri scenari di guerra. In Siria e Iraq, dopo le prime sconfitte subite dal Califfato, diversi jihadisti sono stati trasferiti nello Yemen a supporto dei Sauditi e in parte a Mindanao, nelle Fillippine, dove il presidente Rodrigo Duterte, vorrebbe che gli USA smobilitino le loro basi militari e lascino il paese.

Il presidente Rodrigo Duterte, contrario alla presenza militare statunitense nelle Filippine

Alcuni osservatori, avevano accennato a malumori da parte di Donald Trump, che non avrebbe accolto bene la notizia che a far strage di cristiani in Siria erano stati jihadisti fiancheggiatori degli USA. In particolare la deputata progressista Tulsi Gabbard, membro della Camera dei Rappresentanti per lo stato delle Hawaii, vorrebbe avviare un’inchiesta a riguardo.

La parlamentare Tulsi Gabbard, veterana della guerra in Iraq, politicamente vicina a Bernie Sanders, che ha sostenuto alle primarie del Partito Democratico del 2016in un’intervista alla CNN ha dichiarato: “ho le prove, Obama finanziava ISIS e Al-Qaeda”.

A questo punto il presidente Trump è in una situazione paradossale: smascherare i predecessori confermando le accuse delle collusioni tra USA e Terrorismo, oppure proteggere gli USA agli occhi dell’opinione pubblica mondiale?

L’attuale consigliere per la sicurezza nazionale John Bolton non è amico dell’Islam, lo dimostra la sua appartenenza al Gatestone Institute, pensatoio critico verso il mondo islamico, è un cristiano conservatore, ma politicamente resta pur sempre un falco. Se anche lo sfiorasse l’idea di denunciare certe aberranti connivenze del Pentagono con l’ISIS, la sua incrollabile devozione agli Stati Uniti come faro della libertà, non glielo consentirebbe.

I predecessori

Nel 1978, Zbignew Brzezinski, nella foto con un giovane Osama bin Laden consigliere per la sicurezza nazionale del presidente Carter, decise di usare i Fratelli Musulmani contro i sovietici. Lo fece inviando jihadisti arabi per sostenere l’opposizione afghana contro il governo comunista. Tuttavia, i Fratelli Musulmani in Afghanistan ufficialmente non erano armati dalla CIA, poiché il Congresso USA si era opposto a un’operazione di quella portata.

Afghanistan ieri e oggi

I Fratelli Musulmani inviati in Afghanistan riuscirono a mettere in difficoltà i sovietici con tale efficacia, che successivamente furono utilizzati in altri teatri di guerra. Armati dall’Iraq, tentarono di far cadere la Repubblica Siriana nel 1978-82. Successivamente vennero incorporati alla NATO durante l’attacco alla Jugoslavia e contribuirono a trasformare la regione serbo-cristiana del Kosovo in uno stato islamico.

L’impiego dei Fratelli Musulmani come forza ausiliaria della NATO è stata interrotta alla fine della presidenza Clinton, ma la cooperazione della Fratellanza con la CIA non è mai finita. È chiaramente ripresa durante l’attacco alla Libia sotto il presidente Obama, al fianco delle truppe dell’Alleanza atlantica.

Poiché oggi, l’amministrazione Trump si oppone in linea di principio all’uso dei gruppi terroristici da parte degli eserciti statunitensi, è giunto il momento per la Casa Bianca di ridefinire il ruolo dei Fratelli Musulmani. La nuova strategia definita dal Consigliere per la sicurezza nazionale John Bolton non è ancora nota, tuttavia potremo delinearne i contorni.

ISIS/Daesh-IS

All’inizio del 2018, le forze speciali statunitensi stanziate illegalmente in Siria, hanno inviato migliaia di combattenti Daesh in altri paesi. Nel maggio 2018, il generale Yahya Rahim Safavi, consigliere militare dell’Ayatollah Khamenei, ha accusato gli Stati Uniti di organizzare il trasferimento dei combattenti Daesh in Afghanistan. Attualmente ce ne circa 7.000, ma a differenza del passato, non sostengono più i talebani, che oggi si oppongono a qualsiasi presenza straniera, ma combattono contro di loro.

Recentemente, riguardo i rapporti tra USA e Daesh-IS, il portavoce dell’emirato islamico dell’Afghanistan (cioè i talebani), Qari Muhammad Youssuf Ahmadi li ha stigmatizzati raccontando un episodio: “Gli invasori statunitensi e i loro lacchè hanno fatto irruzione ieri sera [12 gennaio 2019] in un accampamento di mujahideen dove erano detenuti membri di Daesh, a Pani Bus, nel distretto di Jwand, provincia di Bdghis. Il nemico ha unito le forze, ucciso due guardie come martiri e liberato 40 detenuti Daesh. Sembra che gli invasori americani e i loro complici nell’amministrazione di Kabul abbiano fatto questo raid per salvare i prigionieri di Daesh. Ogni volta che i mujaheddin dell’emirato islamico [talebani] combattono Daesh, gli invasori americani aiutano Daesh e bombardarono le posizioni dei mujaheddin. Esattamente come quando Daesh è stato sradicato dai Darzab Mujahideen, nel distretto di Jowzjan lo scorso agosto”.

L’arrivo di Daesh in Afghanistan risale al luglio 2018, ma oggi l’amministrazione Trump sta cercando di negoziare con i talebani. Contatti preliminari si sono tenuti in Qatar con l’ambasciatrice Alice Wells, assistente di Mike Pompeo per l’Asia centrale. I negoziati sono stati condotti dall’ambasciatore Zalmay Khalilzad nel settembre e ottobre 2018. Nel suo passato di Mojahedin, Khalilzad aveva combattuto al fianco dei talebani, di etnia pashtun come lui, contro i sovietici, ma oggi è diventato cittadino Statunitense. Si è formato al neo-conservatorismo e nel 2007 è stato nominato ambasciatore alle Nazioni Unite, dopo che il Senato si era opposto a dare l’incarico a John Bolton.

I legami di John Bolton con il leader del Mojahedin risalgono all’amministrazione Bush e si sono rafforzati durante le riunioni annuali di Villepinte (Francia), tra il 2010 e il 2017. Come consigliere per la sicurezza nazionale, oggi Bolton può riunire i jihadisti di Daesh e i seguaci di Maryam Rajavi in una causa comune. Va ricordato che entrambe le formazioni jihadiste sono sunnite, quindi feroci avversarie degli Sciiti. L’obiettivo più immediato di un’alleanza terroristica di questo tipo non potrebbe che essere l’Iran: a meno che Trump non faccia un’alzata di testa e denunci tutto, oppure Bolton possa ascoltare la voce della sua coscienza.