#Assange il Consiglio d’Europa contrario all’estradizione negli USA

L’estradizione di Assange sarebbe un pericoloso precedente e un duro colpo per la libertà di stampa

Stando alle dichiarazioni di questi mesi, l’amministrazione statunitense sembra sempre più determinata a ottenere l’estradizione negli Stati Uniti di Julian Assange, fondatore di WikiLeaks. Il 24 febbraio prossimo, un tribunale del Regno Unito dovrà decidere in tal senso e se il giudice si pronunciasse a favore, Assange rischierebbe 175 anni di carcere.

Una flebile speranza per Julian Assange è rappresentata dal trattato tra Stati Uniti e Regno Unito, che vieta l’estradizione per “reati politici”. Com’è risaputo, il giornalista viene perseguito per aver denunciato i crimini di guerra statunitensi in Iraq e Afghanistan. In sostanza, WikiLeaks ha reso pubbliche le prove dei crimini di guerra degli USA, fatto che per un cittadino statunitense porterebbe al giudizio per alto tradimento, ma essendo Assange cittadino australiano, non potrebbe essere giudicato in tal senso.

I fatti contestati risalgono al periodo 2010-2011, quando la piattaforma Wikileaks pubblicò diversi documenti classificati forniti dall’analista dell’intelligence dell’esercito americano Chelsea Manning. In totale si trattava di 90.000 report sulla guerra in Afghanistan che documentavano un numero di vittime civili uccise dalle forze della Coalizione USA-NATO ben più alto di quanto avevano precedentemente riportato i militari statunitensi.

Oltre ai crimini in Afganistan, WikiLeaks segnalò 400.000 crimini di guerra statunitensi compiuti durante la guerra in Iraq. Nei documenti vi erano le prove degli oltre 15.000 civili morti tramite omicidio sistematico e tortura. A questi erano allegate le prove di stupri e abusi da parte di militari USA e le relative denunce delle autorità irachene che erano cadute nel vuoto ed erano state censurate dall’allora governo degli Stati Uniti.

La fonte di Assange, Chelsea Manning venne arrestata nel 2010 e tenuta in isolamento. Condannata a 35 anni di carcere, nel maggio 2019 la Manning si rifiutò di rispondere alle domande tendenziose del Gran Giurì su Assange e WikiLeaks. Lo scorso 31 dicembre 2019, Nils Melzer, relatore speciale delle Nazioni Unite sulla tortura, pubblicò una relazione esprimendo “seria preoccupazione per l’uso riferito di misure coercitive contro la signora Manning…” dichiarando che la sua detenzione equivaleva a tortura ed esortando gli Stati Uniti a rilasciarla senza indugio. In precedenza, il 31 maggio 2019, lo stesso Melzer, dopo la sua visita al carcere militare inglese dove il fondatore di WikiLeaks è detenuto, aveva denunciato “Assange ha sintomi di tortura psicologica”.

Assange e Nick Davies nel “bunker” del Guardian [Credit: Journeyman Pictures, “Inside WikiLeaks”]

Il pronunciamento del Consiglio d’Europa

 

Riguardo al caso di Assange, il Consiglio d’Europa si è recentemente pronunciato contro la sua estradizione negli USA, in quanto “Avrebbe un impatto negativo sulla libertà di stampa e a causa delle preoccupazioni sui maltrattamenti che potrebbe subire”. Lo ha dichiarato Dunja Mijatovic, commissaria per i diritti umani del Consiglio d’Europa. La Mijatovic ha aggiunto che “Le conseguenze della possibile estradizione di Assange sui diritti umani vanno ben oltre la sua persona, perché le accuse che gli sono rivolte sollevano importanti questioni sulla protezione di coloro che pubblicano informazioni riservate nell’interesse dell’opinione pubblica”.

In sintesi, secondo il Consiglio d’Europa, i reati contestati ad Assange riguardano i fondamenti del giornalismo investigativo. Acconsentire all’estradizione del giornalista in base alle motivazioni formulate dagli USA, minerebbe la libertà di stampa e ostacolerebbe il lavoro dei media quali “cani da guardia” della democrazia. Riguardo poi al trattamento che Assange potrebbe subire negli Stati Uniti, la Mijatovic ha citato l’analisi di Nils Melzer, relatore speciale delle Nazioni Unite sulla tortura, secondo cui la pena prevista per Assange configurerebbe il rischio di maltrattamenti.

In conclusione, Dunja Mijatovic, ha ricordato che il Regno Unito, come tutti i 46 paesi membri del Consiglio d’Europa, ha l’obbligo di rispettare i pronunciamenti dell’organizzazione: “L’estradizione di una persona che rischia trattamenti inumani e degradanti violerebbe la convenzione europea dei diritti umani”.

Luciano Bonazzi

Fontiglobalresearch.ca – oltre ai link esterni inseriti

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