#Covid19 #EmergenzaFame Aumentano di altri 2,1 milioni le famiglie in povertà assoluta

Secondo i dati di Confcooperative sono 830mila i posti di lavoro a rischio, mentre il Censis lancia l’allarme per altre 2,1 milioni famiglie sul baratro della povertà assoluta.

A rivelare questi dati devastanti, è stato uno studio congiunto realizzato da Censis e Confcooperative. Nel corso di una conferenza dal titolo “Covid, da acrobati della povertà a nuovi poveri”, si sono descritte le condizioni di vita nelle quali versano milioni di nostri concittadini. I termini utilizzati per descrivere l’emergenza di questi lavoratori sono chiari: sfruttati, mortificati, mal pagati.

La condizione lavorativa di quanti non hanno il privilegio di essere impiegati nel settore pubblico, è quella di essere esclusi dalle reti di protezione sociale e dall’assenza di risparmi ai quali attingere. Inoltre, il futuro previdenziale di questi “dipendenti” è da incubo, poiché durante il lockdown, hanno visto crollare il loro reddito e sono andati a ingrossare le fila della povertà assoluta. Per costoro, il lockdown è stato uno stress test socio-economico impossibile da superare, poiché erano già deboli nella fase precedente alla pandemia.

Alla luce di questa situazione, lo studio di Censis e Confcooperative ha individuato 2,1 milioni di nuove famiglie impoverite, 1,059 milioni delle quali vivono esclusivamente di lavoro irregolare o atipico, inoltre, un quinto dei nuclei comprende anche minori fra i propri componenti. La miseria pesa non solo al Sud, dove tocca il 44,2%, ma anche altre aree come il Nord-ovest al 20,4%, il centro Italia col 21,4% e il Nord-est che si attesta al 14%.

Il presidente di Confcooperative, Maurizio Gardini ha dichiarato che: “Il paese vede la sua competitività ferma al palo dal 1995. Abbiamo un’occupazione più bassa della media europea. Un deficit che è cresciuto di 20 punti e un Pil che chiuderà con un rosso a due cifre sfondando il tetto del 10%”. Infine, per Gardini, “Il problema non è il deficit, ma la capacità o meno di poterlo pagare”.

In conclusione, solo rilanciando innovazione, competitività e occupazione si potranno ridurre le disuguaglianze e costruire un paese più equo.

Luciano Bonazzi

Fonte: Agenzia askanews.it