#Covid19 #EmergenzaFame #Bologna Almeno 400 persone dormono in strada, e la Curia aiuta 1000 famiglie

Senza dimora in strada a Bologna foto senzatregua.it

A Bologna la nuova realtà post Covid-19 è sotto gli occhi di tutti, e non basta distogliere lo sguardo e fingere di non vederli. Si tratta dell’aumento esponenziale dei senza dimora, un incremento iniziato dopo la fine del lockdown, quando chi aveva perso tutto, rimasto senza casa, si è cercato un posto in strada dove vivere. Nella nostra città sono davvero tanti, circa un bolognese ogni settecento abitanti, ad aver trovato riparo grazie ai porticati. Si tratta di una soluzione che non fa dei nostri portici la casa ideale, ma perlomeno si possono riparare dagli elementi e dormendo vicino ad altri senza dimora, ci si protegge a vicenda dalla violenza delle strade.

Oltre al tradizionale dormitorio presso l’Autostazione, l’incremento di senza dimora è evidente lungo via Indipendenza vicino a Piazza Maggiore, nell’area della stazione ferroviaria, dove verso sera s’improvvisano dormitori in strada e attorno a via Castiglione. L’incremento di persone che passano la loro giornata a chiedere l’elemosina di giorno e dormire per terra di notte è il segno che passato il coronavirus, la vera pandemia sotto le Due Torri è la povertà.

Il celebre sassofonista di strada Carlo, recentemente multato, le cui multe di circa 650 € sono state pagate grazie alla Confraternita della Misericordia. foto ilrestodelcarlino.it

A lanciare l’allarme povertà sulla gravità della situazione, tra i tanti enti benefici è la Confraternita della Misericordia, che segnala la novità della presenza di questuanti e senza dimora anche nelle nostre periferie, un tempo esenti da questi fenomeni. Il problema dell’aumento dei senza dimora, è quello dei 350 ospiti delle strutture d’accoglienza da tempo turneggiati. Secondo gli schemi, i bisognosi potevano restare nei centri due settimane, poi tre settimane vivevano strada, quindi rientravano per altre due settimane e avanti così. Oltre al letto per dormire, finché la persona viveva al coperto, poteva farsi la doccia, ma quando era fuori, lavarsi diventava un problema. Alla luce dei numeri, dato l’aumento delle persone senza dimora, se od ora si è potuto offrire un riparo turneggiato ai poveri, come sarà possibile accoglierne oltre 400? Quando poi scatterà l’emergenza freddo, quando i senza dimora non potranno essere abbandonati in strada, come si fronteggerà il fabbisogno di posti letto a Bologna?

Il cardinale arcivescovo Matteo Zuppi foto famigliacristiana.it

La Curia sta sostenendo mille famiglie

 

Oltre al problema dei senza dimora, vi è anche quello di chi, in questi mesi, stante l’assenza di aiuti da parte dello stato vive come sull’orlo di un precipizio. Si tratta delle famiglie povere, magari monoreddito, nelle quali l’unico componente a portare a casa uno stipendio si è ritrovato senza lavoro. A fronte dell’emergenza alimentare, la Chiesa di Bologna è intervenuta distribuendo aiuti alimentari ai nuclei famigliari, ma non si è limitata a questo. A partire dal 21 aprile 2020, a fronte del grido d’aiuto che si levava dalla nostra città, il cardinale Matteo Zuppi istituì il Fondo San Petronio, attraverso il quale far giungere alle famiglie aiuti in denaro.

L’Ing. Michelangelo Manini foto bolognatoday.it

Quindi, attingendo ai dividendi sugli utili dell’azienda Faac, generoso lascito del compianto Ing. Michelangelo Manini, il Cardinale è riuscito a mettere a disposizione dei bisognosi un milione di euro. Lo scopo dell’operazione era quello di erogare contributi a chi aveva perso il lavoro a causa dell’emergenza sanitaria. Tale e tanta era la disperazione dei bolognesi, che in appena sette giorni dalla pubblicazione, l’arcidiocesi aveva terminato il denaro disponibile. Ora, che la Caritas ha concluso la procedura di valutazione su oltre 2.300 domande ricevute, ha individuato circa mille famiglie tra le più bisognose. Verranno così assegnati 400 euro alle famiglia mononucleari, 800 euro a quelle composte da una coppia con tre figli. Inoltre, grazie alla collaborazione dei parroci, il contributo arriverà anche a chi ha perso un lavoro precario o atipico, quindi senza tutele e diritti.

Ecco dunque la risposta, non dello stato assente, ma degli enti caritatevoli bolognesi, e si consideri che, nonostante l’impegno profuso e la rilevanza degli interventi, umilmente, il cardinale Zuppi, invece di auto-lodarsi com’è consuetudine oggi, ha dichiarato: “Dobbiamo fare ancora di più”.

Luciano Bonazzi

 

Fonti: quotidiano.net oltre ai vari link esterni inseriti nel testo