Tra Cina e USA è guerra fredda

Rappresaglia della Cina, che chiude il consolato americano di Chengdu in risposta alla chiusura di quello cinese a Houston; le tensioni nel Mar Cinese Meridionale; il tentativo di coinvolgere Mosca in una “alleanza di democrazie” contro Pechino. foto rnz.co.nz

 

Venerdì 24 luglio, un portavoce del Partito Comunista, ha dichiarato che dopo la chiusura del consolato cinese di Houston, per rappresaglia si ordinava la chiusura del consolato statunitense di Chengdu, un’importante città cinese, capitale della provincia del Sichuan. Agli USA sono state concesse 72 ore per chiudere la sede diplomatica, dopo l’annuncio i mercati e gli investitori hanno reagito negativamente, e i futures statunitensi hanno registrato un calo. Come hanno spiegato due commentatori del New York Times, i rapporti bilaterali tra le due maggiori economie del mondo, sono entrati in una nuova fase assai preoccupante.

La chiusura dei consolati è l’ennesima prova del deterioramento dei rapporti tra Washington e Pechino, che in precedenza avevano anche adottato misure restrittive sui visti, delle nuove regole per i diplomatici ed espulso alcuni corrispondenti stranieri. Un portavoce del ministero degli Esteri di Pechino, ha dichiarato che la rappresaglia cinese è “una risposta legittima e necessaria all’atto illecito degli Stati Uniti”, sottolineando che gli Stati Uniti sono responsabili del deterioramento delle relazioni bilaterali. Diversi accademici e osservatori citati da Voice of America News hanno criticato il nuovo corso diplomatico, quale segno di una nuova “guerra fredda”, che potrebbe portare a derive militari.

Le successive dichiarazioni del segretario di Stato USA Mike Pompeo, hanno aggravato la situazione, quando questi ha suggerito al popolo cinese di ribellarsi al Partito Comunista. Precedentemente, il senatore Marco Rubio aveva definito il consolato cinese a Houston un “nido di spie”, mentre la consigliera della Casa Bianca Kellyanne Conway aveva accusato Pechino per la gestione della pandemia da covid-19, addossando alla Cina la responsabilità della morte di oltre 140.000 americani.

Le tensioni USA-Cina nel Mar Cinese Meridionale


Delle tensioni nel Mar Cinese Meridionale, soprattutto nell’area delle Isole Spratly, ci occupiamo da anni. In questo arcipelago, conteso tra Vietnam, Filippine, Cina, Malaysia, Taiwan e Brunei, gli Stati Uniti, con vari pretesti, effettuano esercitazioni militari, allo scopo di disturbare il passaggio dei mercantili cinesi lungo questo tratto della Via della Seta Marittima. Pochi mesi or sono, la marina cinese aveva minacciato un intervento militare, se gli Stati Uniti non avessero messo fine alle loro provocazioni nell’area.

Lo scorso martedì 21 luglio, il segretario alla Difesa USA Mark Esper, ha annunciato l’intenzione di visitare la Cina entro la fine di quest’anno per stabilire canali di comunicazione militare, atti a disinnescare le tensioni con Pechino. Nel corso di un seminario online organizzato dall’International Institute for Strategic Studies, Esper ha detto di voler “migliorare la cooperazione in settori in cui abbiamo interessi comuni e stabilire i sistemi di comunicazione necessari [a superare la] crisi”. Tale dichiarazione contrasta però con quanto annunciato dal segretario di Stato USA Mike Pompeo, che quasi contemporaneamente dichiarava che gli Stati Uniti considerano “illegali” le pretese di Pechino nel Mar Cinese Meridionale.

Sempre Pompeo, parlando da Londra annunciava l’intenzione di creare una coalizione mondiale in chiave anti-cinese, definendo Pechino “un aggressore”, che non ha fondamenti legali per rivendicare “diritti storici” sull’arcipelago Spratly. Altrettanto contraddittoria rispetto alle intenzioni dichiarate dal segretario alla Difesa Mark Esper, è la presenza delle due portaerei americane, Nimitz e Ronald Reagan nel Mar Cinese Meridionale, che dai primi di luglio sono impegnate in esercitazioni militari presso le isole Spratly e nello stretto di Taiwan.

La risposta di Mosca alla proposta di Pompeo di “alleanza di democrazie” contro la Cina

 

Come abbiamo accennato nel paragrafo precedente, il 23 luglio scorso, Mike Pompeo, parlando da Londra, aveva annunciato l’intenzione di creare una coalizione mondiale anti-cinese. L’appello del Segretario di Stato, era rivolto a Nato, Unione Europea e anche alla Russia. La proposta, di “una nuova alleanza di democrazie”, è stata accolta da Mosca come un tentativo statunitense di “[incunearsi]” tra la Russia e la Cina.

La portavoce russa Maria Zakharova, ha risposto a Pompeo che Mosca intende continuare a rafforzare la cooperazione con Pechino e che considera la Cina un fattore di grande importanza per la stabilità mondiale. Inoltre la signora Zakharova si è detta meravigliata dai toni di Pompeo per loro il contenuto “indelicato contro la Cina, il suo sistema politico-sociale e contro le autorità del paese”. sottolineando che “Le tensioni nei rapporti con Pechino, causate da Washington, non danneggiano solo gli Stati Uniti e la Cina, ma complicano seriamente la situazione internazionale nel suo insieme”. Infine ha ricordato che Russia e Cina sono membri permanenti del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, così come gli Stati Uniti e che in quanto tali sono chiamati a mantenere la stabilità mondiale.

La portavoce della presidenza russa ha concluso sottolineando che la Russia è amica della Cina e non stringerà mai alleanze anti-cinesi

 

Luciano Bonazzi

 

Fonti: diverse notizie d’agenzia principalmente da reseauinternational.net, oltre ai link inseriti nel testo.