Le vittime armene salgono a 710, la denuncia della politica genocida azera, feriti giornalisti francesi – VIDEO

Come abbiamo osservato negli articoli precedenti, la situazione del nuovo conflitto armeno-azero iniziato il 27 settembre scorso, è caratterizzata dalla latitanza dell’occidente, in particolare dell’Unione Europea, i cui interessi s’intrecciano proprio nell’area coinvolta. foto mynorthwest

Se la Turchia, oltre all’organizzazione terroristica Al-Qaeda, appoggia esplicitamente l’Azerbaijan, giungono incredibili notizie sul coinvolgimento in chiave anti-armena, di almeno un paese europeo e incredibilmente di uno mediorientale, a sostegno di Baku; ma di questi due soggetti, parleremo quando più che su velate dicerie, potremo basarci su prove. Com’è risaputo, la Russia che è paese amico di entrambi i contendenti, insiste nella sua iniziativa diplomatica, dimostratasi fin qui infruttuosa. L’unico paese europeo che appoggia esplicitamente l’Armenia è la Francia, che anche se non si hanno notizie ufficiali sull’invio di consiglieri militari e nemmeno della Legione Straniera, sappiamo di certo, che Parigi è presente sul luogo degli scontri, con i suoi giornalisti, inviati da importanti media d’oltralpe.

Giornalisti francesi di Le Monde feriti ad Artsakh, trasportati al centro medico di Yerevan Erebuni

 

Ieri, domenica 18 ottobre, ci è giunta la notizia di alcuni giornalisti francesi di Le Monde, che sono stati feriti nell’Artsakh (Nagorno-Karabakh), sono stati trasferiti a Yerevan dai soccorritori. Degna di nota è la presenza nel Nagorno Karabakh del giornalista italiano Gian Micalessin, che ha pubblicato su Twitter un video nel quale alcuni soldati armeni, pregano e ricevono la benedizione prima di andare in combattimento. Nella stessa giornata, l’esercito di difesa del Nagorno Karabakh ha diffuso i nomi di altri 37 militari uccisi mentre respingevano l’aggressione dell’Azerbaigian. Il bilancio totale, a partire dal 27 settembre, cioè dall’inizio delle ostilità, ha raggiunto le 710 vittime armene, tra civili e militari.
Nel corso di un’intervista rilasciata a France 24, il primo ministro armeno Nikol Pashinyan ha risposto a una serie di domande dei giornalisti. In sintesi, riguardo all’indipendenza non riconosciuta dall’ONU, del Nagorno-Karabakh, il premier armeno ha ribadito che la Repubblica di Artsakh, storicamente è Armenia.

Per supportare tale dichiarazione, Pashinyan ha ribadito il fatto che l’80% della popolazione dell’Artsakh è di etnia armena, oltre a indicare presenza in quel territorio di chiese risalenti al 400 dopo Cristo [Su questo punto è importante aggiungere che nel 301 d.C., l’Armenia fu il primo stato al mondo ad adottare il Cristianesimo come religione di Stato n.d.r.]. Già questi fatti sarebbero alla base del diritto all’autodeterminazione degli armeni del Nagorno-Karabakh, soprattutto oggi che vedono minacciata la loro stessa esistenza.

Più di recente

La proclamazione d’indipendenza del Nagorno-Karabakh, risale al 1988, quando l’URSS iniziava a sgretolarsi e si era alla vigilia della Perestroika. Seguendo il dettato delle riforme volute dal Presidente dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche Mikhail Gorbaciov, il popolo dell’Artsakh, inserito per decisione di Joseph Stalin in territorio azero, avviò il processo di autodeterminazione, pur restando nell’ambito dell’Unione Sovietica. Da allora, le tensioni con quello che oggi non è più il soviet azero, ma la Repubblica dell’Azerbaigian, sono state costanti.

Da decenni ne fanno le spese i civili e le aree residenziali armene che periodicamente sono state bombardate, senza che le istituzioni internazionali intervenissero. Questo ha costretto il popolo dell’Artsakh a costituirsi in forza di autodifesa, per proteggersi dalle aggressioni etnico-religiose e dai bombardamenti. Per quel che riguarda le Nazioni Unite, il fatto di esprimere giudizi su una situazione nata in epoca sovietica e proseguita durante il periodo di democratizzazione, appare contraddittoria. Questo disinteresse delle istituzioni internazionali ha portato alla situazione odierna, nella quale l’Azerbaigian non osserva il cessate il fuoco e l’ONU non ritiene di dover inviare i caschi blu per imporre un vero cessate il fuoco.

L’assenza colpevole di un’iniziativa internazionale, porterà certamente a gravi conseguenze, che potrebbero allargarsi sconvolgendo l’intero Caucaso diviso tra cristiani e islamici, che da sempre è una polveriera che rischia di esplodere.

Luciano Bonazzi

P.S. Riguardo alla “Polveriera Caucaso”, vorremo ricordare la Strage di Beslan del 1° settembre 2004

Fonti: aysor.am oltre ai link esterni inseriti nel testo

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