#NatoExit #UltimaGenerazione L’Attacco NATO agli ecosistemi italiani

Negli anni ’80 del secolo scorso, la popolazione sicula intervenne per proteggere un ecosistema esteso per 13.000 ettari, che la NATO voleva trasformare in un poligono di tiro. L’intervento deciso di contadini e allevatori, sostenuti dalla Chiesa e dall’Associazione Difesa Uomo-Natura, riuscì a ostacolare il progetto dell’Alleanza Atlantica. Al termine della rivolta, il progetto atlantista venne ridimensionato e gli imperialisti ripiegarono su un’area più piccola. In questo 2023, una quarantina di anni dopo quei fatti, tre sindaci siculi e i vertici della Difesa, hanno siglato un accordo trentennale, che espropria di fatto l’ennesima porzione di territorio. Questa nuova servitù militare, impedirà l’accesso all’area ai locali e ai turisti. Nel territorio in questione verranno addestrati i soldati italiani e stranieri, destinati a combattere in guerre, illegali perché anticostituzionali, come quelle in Iraq, Siria, Libia e Ucraina. La zona in questione, sarà un poligono di prova per armi ed esplosivi ed è quella compresa tra Madonie e Nebrodi, dove nidifica il raro grifone.


La Sardegna

Nella bellissima isola, le cui acque molti paragonano a quelle dei paradisi tropicali, in un’area di alto interesse naturalistico si è tenuta una maxi esercitazione militare denominata Noble Jump 2023. Questa operazione impegna i nostri soldati, schierati con militari Tedeschi, Norvegesi, Olandesi, Cechi e Lussemburghesi. Per l’occasione, in Sardegna la NATO ha riprodotto uno scenario di guerra, nel quale saggiare la prontezza di combattimento dei militari. Al termine della Noble Jump, dall’inizio del mese di maggio, è invece iniziata l’esercitazione Joint Stars 2023, che coinvolge migliaia di militari e circa 900 tra mezzi terresti, aerei e navali. A monitorare i bombardamenti operati dalla NATO, sono gli indipendentisti sardi e gli antimilitaristi, pronti a denunciare le devastazioni e per dire no all’invasione dell’Isola da parte dell’Alleanza Atlantica, oltre che per chiedere chiusura e riconversione dell’infernale poligono.

Ciò che fa ben sperare, è quanto segnalato dal Movimento “No War”, sul ricambio generazionale in atto che vede la partecipazione di nuovi attivisti del mondo studentesco. Davanti alla base aerea militare di Decimomannu ad esempio, si sono registrati momenti di tensione quando i manifestanti si sono avvicinati a ridosso della zona protetta da muri e filo spinato. Questa l’accusa lanciata da Danilo Lampis di Sardegna chiama Sardegna: “Basta con le esercitazioni. La Sardegna ospita circa il 65% del demanio militare italiano e ha sul suo suolo i due poligoni più grandi d’Europa, nelle aree di Teulada e Quirra, che ormai da decenni non fanno altro che devastare i nostri territori, talvolta in maniera irreparabile”. Alle manifestazioni per la pace e la tutela dell’ecosistema in Sardegna, i grandi assenti sono gli attivisti di Ultima Generazione. Pare che questi individui siano più impegnati a colpire le classi medio basse, piuttosto che affrontare i problemi reali come la minaccia ambientale costituita dalla NATO.

Raccolta Firme

In conclusione invitiamo nuovamente i lettori a partecipare alla raccolta firme contro l’invio di armi italiane in Ucraina. La raccolta si svolge ai banchetti dislocati in varie città, oppure presso gli URP dei comuni o quartieri. ma anche online clicca QUI oppure QUI, con le credenziali SPID o firma elettronica o CIE. Bisogna tener presente che c’è tempo fino al 17 luglio 2023, quando le firme non potranno più essere raccolte, consigliamo quindi di organizzarsi per tempo.

Grazie, Col. Luciano Bonazzi

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