Roghi in Grecia ed Europa: L’ombra di #ISIS e #Al Qaeda


In Grecia, Svezia ed Europa, alcuni indizi suggerirebbero che i roghi siano attentati jihadisti.

Da diversi giorni, una serie d’incendi devastanti sta colpendo la Grecia ma non solo, in realtà a vari livelli di devastazione altri paesi Europei sono in fiamme. In Svezia si affrontano oltre 80 incendi violenti e circa 100 persone sono state costrette a lasciare le loro case solo nell’ultima settimana. Da lunedì 23 luglio, diverse nazioni europee, Italia compresa, hanno inviato centinaia di pompieri per domare le fiamme che minacciano mezza Europa.

Incendio nei pressi della città di Ljusdal, in Svezia.

Anche da Madrid, Parigi, Francoforte e Amsterdam giungono notizie di incendi, che al momento le autorità locali riescono a fronteggiare. La Norvegia ha registrato almeno 40 incendi boschivi dall’inizio di luglio, come la Finlandia settentrionale, dove intere foreste sono andate in fumo: Per questi incendi si incolpano il clima caldo e i piromani.

In Grecia, dove da lunedì scorso è stato dichiarato lo stato d’emergenza, enormi incendi hanno ucciso circa 74 persone e messo in fuga migliaia di persone, mentre interi villaggi venivano devastati. Attualmente, roghi violenti divorano l’hinterland di Atene e stanno devastando le città di Mati, Kineta, Rafina e Melissi. Le fiamme che a detta dei commentatori sarebbero di origine dolosa, vengono agevolate dalle temperature calde e secche e aggravate dai forti venti.
Il Partenone: sullo sfondo il fumo degli incendi. Foto Angelos Tzortzinis/Afp/Getty Images

Quando si parla di piromani, immaginiamo persone affette da un disturbo maniacale per gli incendi, oppure a sicari incaricati dalla mafia della speculazione edilizia, ma nessuno pensa al Jihad. Qualche tempo fa, il quotidiano britannico Daily Mail, riferiva che Al Qaeda forniva istruzioni dettagliate per fabbricare ‘bombe di brace’ in grado di scatenare enormi incendi boschivi. Anche l’ISIS, nel 2017, aveva chiesto ai propri foreign fighters rientrati in Europa, di usare l’incendio doloso come arma contro i paesi europei. Questo metodo, che secondo l’ISIS può “imporre il terrore a un intero paese”, è stato usato di recente contro Israele da Hamas, ma è fallito per carenza di alberi.

Una prima notizia di un possibile coinvolgimento jihadista è uscita su Epirus Eye, portale giornalistico locale, che giovedì scorso riferiva di un “profugo” pakistano fermato mentre appiccava un incendio vicino al campo militare di Perama, comune della Grecia. Quest’area dell’Attica è caratterizzata da un’alta concentrazione di “profughi”, in gran parte islamici e irregolari. Il migrante interrogato è accusato d’incendio doloso, la polizia locale ha confermato il fermo, aggiungendo che nonostante il perpetratore negasse le accuse, il GIP ne ha convalidato l’arresto.
Il ministro della protezione civile Nikos Toskas ha dichiarato in una conferenza stampa che l’incendio doloso è una possibilità seria: “Abbiamo indicazioni serie e segni significativi che suggeriscono azioni criminali…”. Non è comunque un caso isolato, diversi incendi dolosi da parte di migranti si sono registrati anche a Moria a Lesbo.

Ovviamente il condizionale è d’obbligo, riteniamo che quella jihadista altro non sia che una possibile spiegazione, resteremo in attesa di ulteriori notizie d’agenzia.

Luciano Bonazzi

Fonti: www.epirusblog.gr – www.jihadwatch.org -www.voiceofeurope.com