Le truppe USA rubano il grano in Siria: popolazione alla fame

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La questione del grano è davvero paradossale, in Ucraina, la Giunta di Kiev mina i porti per fermare lo sbarco dell’Armata Russa, ma a causa delle sue stesse mine, non riesce a esportare il suo frumento, mettendo a rischio fame Medio Oriente e Terzo Mondo. Ovviamente l’aver minato i porti è stata un’azione giustificata dal conflitto in corso, tuttavia la colpa viene fatta ricadere sulla Russia che viene accusata arbitrariamente dell’inesistente furto di grano ucraino. In un altro settore, cioè in Siria, la produzione di grano quest’anno è in forte calo, sia per via del clima torrido, che per la carenza di carburante per i mezzi agricoli. Ma cosa accade in quel paese colpito da una guerra creata da Stati Uniti e occidente? Accade che le forze di occupazione statunitensi, presenti arbitrariamente in Siria, si sono appropriate dei pozzi di petrolio e dei campi di grano siriano.

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È tristemente risaputo che gli Stati Uniti godono di una particolare impunità. Essi possono compiere i peggiori crimini di guerra e appropriarsi delle risorse di paesi sovrani, perché tanto nessuno interviene, quindi a poco serve che la Siria, dal suo seggio alle Nazioni Unite si lamenti dei furti, poiché nessuno interviene. Vada per il petrolio, perché che l’occidente rubi questa risorsa è dato per scontato, ma del grano siriano che se ne fanno? Non è un segreto che quello rubato dall’Esercito Statunitense nel giugno scorso, è stato contrabbandato in Iraq su dozzine di camion e trasferito nelle basi USA in Iraq. Quello che poi suona incredibile, è il fatto che le Autorità Curde, finora alleate degli Stati Uniti, si stanno lamentando per il fatto che il raccolto di quest’anno non potrà soddisfare il loro stesso fabbisogno.

Davanti al comportamento banditesco degli Stati Uniti, a fronte di centinaia di autobotti di petrolio e camion pieni di grano rubato dalle truppe USA alla Siria, il coordinatore umanitario alle Nazioni Unite Imran Riza ha denunciato: “Siamo estremamente preoccupati per la situazione generale della sicurezza alimentare. I costi alimentari sono aumentati drammaticamente, la produzione e l’offerta sono state basse e le indicazioni per il prossimo raccolto sono molto preoccupanti”. Secondo l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO) e il Programma alimentare mondiale (WFP), la disponibilità di grano in Siria è scesa da 4,1 milioni di tonnellate annue a 1,05 milioni di tonnellate nel 2021. Attualmente 12,4 milioni di siriani, cioè il 70% delle persone, oggi vivono nell’incertezza alimentare.

Nei giorni scorsi, Russia e Cina hanno chiesto ufficialmente al governo degli Stati Uniti di interrompere la sua pratica di rubare le risorse naturali della Siria. Il 19 luglio, durante una conferenza stampa a Teheran, il presidente Putin ha detto: “Abbiamo posizioni comuni sul fiume Eufrate [alludendo alle posizioni delle truppe ndr], è necessario che le forze statunitensi lascino questa terra e smettano di saccheggiare i beni del popolo siriano, ed estrarre illegalmente i petrolio”. Il 21 luglio, gli ha fatto eco il portavoce del ministero degli Esteri cinese Wang Wenbin, il quale ha affermato che gli Stati Uniti in Siria stanno mostrando un: “comportamento da banditi. L’esercito americano occupa ancora le principali aree di produzione di grano e petrolio in Siria, saccheggiando e depredando le risorse nazionali siriane e aggravando la crisi umanitaria locale”.

Nel corso di un’inchiesta lanciata il 15 marzo dal sito The Cradle, l’analista Léa Azzi ha messo in luce che, con vari altri stati analizzati, prima delle ingerenze occidentali e l’infiltrazione di Jihadisti ISIS da parte degli Stati Uniti. Prima delle ingerenze dell’occidente, la Siria era l’unico stato arabo autosufficiente, soprattutto riguardo alla produzione di grano e possedeva il sistema agricolo più produttivo di tutta l’Asia occidentale: tutto ciò, prima delle razzie statunitensi.

 

Col. Luciano Bonazzi

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