Odessa: Ohibò l’accordo sul grano non include le armi occidentali

 

Venerdì 22 luglio scorso, a Istanbul, sotto la supervisione del segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres e la mediazione del presidente turco Recep Tayyip Erdogan, Mosca e Kiev hanno firmato separatamente un accordo per esportare finalmente il grano ucraino. Ovviamente, gli occidentali che premevano per questo accordo non stavano a dormire e immediatamente si preparavano a utilizzare i corridoi umanitari per inviare armi alla Giunta di Kiev. Immaginiamo dunque la sorpresa, quando con un bombardamento chirurgico e senza nemmeno sfiorare il grano, la Russia ha distrutto alcuni obiettivi militari nel porto di Odessa. Lasciamo perdere le grida di dolore dei media occidentali e le minacce statunitensi, queste fa parte del gioco delle parti e altresì fa parte della narrazione la favoletta del mondo sull’orlo di una carestia, che solo il grano ucraino potrà evitare.

La storiella del grano ucraino che salverà il mondo, è smentita dal fatto che se si tratta di un’emergenza globale, non si comprende perché non vengano revocate le sanzioni relativamente alle sole esportazioni russe di grano e fertilizzanti. A queste sciocchezze si aggiunga anche la narrazione di chi sostiene che il grano è talmente delicato, da ammalarsi facilmente nel trasporto terrestre e che pertanto s’impone quello marittimo. Sorvoliamo, ma neanche tanto, sulla decisione dell’ONU che non sia necessario sminare i porti ucraini, poiché questi non si possono smilitarizzare, né “per ragioni umanitarie” e neppure davanti a una “carestia mondiale”. Eppure basterebbe che l’Onu inviasse nei porti ucraini i Caschi Blu per proteggere le derrate di grano, ma in sostanza sembra che alle Nazioni Unite non interessi creare una zona pacificata e lascino proseguire il conflitto.

In base agli accordi di Istanbul, le navi del grano ucraine attraverseranno il Mar Nero attraverso un corridoio dedicato e senza alcuna scorta militare. Il controllo del carico, affinché non vengano trasportate armi occidentali, nei fatti è affidato a un rappresentante dell’ONU e alla Turchia. Per quanto Erdogan sia stato rivalutato e non sia più considerato un dittatore, non va dimenticato che la Turchia è un paese membro della NATO. Ecco perché, quando i Russi, forse attraverso i satelliti oppure tramite agenti segreti dell’FSB in loco, si sono resi conto che nel porto di Odessa erano presenti armamenti occidentali, non hanno esitato a distruggerli, forse per far capire a Kiev e all’occidente che non sono stupidi.

Nella foto, le truppe USA presidiano e saccheggiano i pozzi petroliferi in Siria. A questo furto si aggiunge quello del grano siriano che accaparrano trasferendolo poi via terra in una loro base in Iraq.

Dopo il bombardamento non è bastata la conferma della Giunta di Kiev, che l’infrastruttura portuale non è stata colpita e l’esportazione di grano poteva iniziare. Infatti, la propaganda USA – NATO ha iniziato a farfugliare di violazione degli accordi sul grano. Subito dopo il Presidente USA Joe Biden e il Segretario di Stato Antony Blinken hanno minacciato d’inviare armi a lunga gittata. A questi paladini del diritto, vorremo ricordare che uno dei paesi ai quali è destinato il grano ucraino è la Siria, dove le truppe d’invasione USA rubano letteralmente petrolio e soprattutto grano, affamando la popolazione civile.

 

Col. Luciano Bonazzi

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