Al G20 di Buenos Aires, Putin e Trump hanno ripreso a dialogare e il presidente russo ha avuto modo di spiegare al leader americano la visione russa dell’incidente sulla crisi del Mar d’Azov. Non si è trattato di un incontro ufficiale, ma di un breve incontro informale a margine del G20. Sebbene il presidente statunitense mantenga la chiave di lettura occidentalista, perlomeno da ora potrà valutare i fatti in maniera più ampia rispetto alla versione ucraina.
Il presidente Putin, intervistato dai giornalisti ha dichiarato: “Ho parlato con il presidente Trump e risposto alle sue domande relative all’incidente nel Mar Nero, Trump ha mantenuto la sua posizione sul caso, io la mia”. Il Presidente ritiene inoltre che sia tempo per un incontro con la sua controparte americana, soprattutto sulle questioni di stabilità strategica: “È un peccato che non riusciamo a organizzare un incontro, che sia connesso con questioni di stabilità strategica, soprattutto dopo che il presidente Trump ha annunciato la sua intenzione di ritirarsi dal Trattato sui missili a medio e corto raggio [l’INF]“.
L’altra decisione presa da Trump durante una riunione a margine del G20 con il presidente cinese Xi Jinping, riguarda un nuovo accordo commerciale da stipulare entro 90 giorni. Secondo l’ufficio stampa della Casa Bianca: “Il presidente Trump ha convenuto che non avrebbe aumentato i dazi sui prodotti cinesi entro un importo di 200 miliardi di dollari, in cambio di un’aumento delle esportazioni americane in Cina. Xi Jinping ha accettato di acquistare prodotti agricoli, energetici, industriali statunitensi per ridurre lo sbilancio commerciale tra le due superpotenze”.
Un Donald Trump evidentemente di buon umore ha infine dichiarato: “È stato un incontro straordinario e produttivo con infinite possibilità per gli Stati Uniti e la Cina: è un grande onore per me lavorare con il presidente Xi Jinping”.
A sinistra il capo Petro Porošenko, a destra il dettaglio dell’elmetto di un miliziano di Kiev, da un fermo immagine del TG2.
Speriamo che questo buon umore lo accompagni anche nei prossimi giorni, affinché il tycoon ordini al capo di Kiev Petro Porošenko di darsi una calmata, rispettare il Protocollo di Minsk e lasciare in pace la minoranza russofona del Donbass, sperando che i miliziani del Battaglione Azov non riprendano la pulizia etnica degli ucraini di etnia russa.
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