#GuerraUsaRussia #Putin Le “frontiere storiche” della Russia. Provocazioni al confine Bielorusso.

Il 21 febbraio scorso, il presidente russo Vladimir Putin descrisse l’Operazione Speciale come un’insieme di battaglie in difesa delle “frontiere storiche” della Russia. Un concetto che Putin ha ribadito durante il Defender of the Fatherland Day (Giorno dei difensori della patria), durante il quale è salito sul palco insieme a una delegazione di piloti, fanti, artiglieri, paracadutisti, equipaggi di carri armati e marinai impegnati nell’Operazione Speciale. L’insieme di battaglie, si svolgono in Ucraina, ma a nostro parere, non si dovranno perdere di vista, aree critiche come la Bielorussia, la Transnistria, l’Ossezia e probabilmente anche la Serbia.

Bielorussia

Mentre Putin pronunciava il suo discorso, il Ministero della Difesa della Bielorussia annunciava di essere in procinto di adottare misure adeguate per rispondere alle provocazioni della Giunta di Kiev: “La probabilità di provocazioni armate sul confine bielorusso-ucraino rischiano di scatenare incidenti di frontiera. Se prima registravamo solo provocazioni, ora siamo passati a misure adeguate di risposta”. Nel corso di un briefing con gli addetti militari accreditati a Minsk, Valery Revenko, assistente della Difesa, ha sottolineato che la reazione bielorussa sarà la più contenuta possibile: “Comprendiamo che la nostra moderazione determinerà se il conflitto armato in Ucraina rimarrà all’interno del quadro attuale o diventerà più ampio”.

Revenko ha aggiunto: “Attualmente, un significativo raggruppamento dell’esercito ucraino è concentrato nelle immediate vicinanze del tratto bielorusso-ucraino, sul confine di stato. Le attività di intelligence contro il nostro Paese avvengono con gruppi di ricognizione e aerei senza pilota. Nello svolgimento di questa attività, lo spazio aereo della Bielorussia viene peridicamente violato. Non a caso, di recente il presidente bielorusso Alexander Lukashenko ha dichiarato che in caso di aggressione la Bielorussia entrerebbe in guerra, avvertendo che ciò non “riguarderebbe la sola Ucraina”.

Provocazioni

Un altro settore sensibile è costituito dalla Transnistria, paese abitato da russi. Questa realtà politica nacque dalla sua secessione NON dalla Moldova, ma dalla ex- URSS. Dunque la Repubblica di Moldova non ha nulla da rivendicare, ma l’occidente gioca su questo e altri inghippi post-sovietici e sempre in chiave anti-Mosca. In Transnistria, ovviamente su ordine di Washington, gli ucraini effettuano incursioni e attentati, evidentemente per scatenare una reazione russa simile a quella che vediamo dal 2014 nel Donbass.

Anche in considerazione di queste situazioni, il presidente russo Vladimir Putin ha concluso il discorso che ha tenuto martedì scorso, dicendo: “Quando siamo uniti, non abbiamo eguali: Per l’unità del popolo russo!”. Quanto ha detto servirà forse a motivare i russi etnici, oggi perseguitati e derubati dei loro beni in tutto l’occidente, Italia compresa. Gli altri scenari di guerra che abbiamo citato sono quindi intrinsecamente legati alla soluzione della crisi in Ucraina, ma mettere alla catena i mastini anglo-americani della Guerra non sarà certo una passeggiata.

Col. Luciano Bonazzi

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